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di RICCARDO RICCARDI Caro Presidente Cossiga, è quasi un anno che ci hai lasciato.

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Nascestiil 26 luglio del 1928 e quindi se fossi ancora con noi compiresti 83 anni. Te ne sei andato troppo presto! La Tua dipartita ha scatenato un silenzio assordante. In un momento così difficile per il nostro Paese, per l'Europa e per tutto il mondo, si avverte la Tua assenza. Su di Te è stato detto di tutto. Che eri matto, che sei stato il politico più intelligente che l'Italia moderna abbia avuto. Oggi, consentimi, Ti ricordo da amico che, ogni mercoledì, incontravi nella Tua casa. All'imbrunire. Per la verità c'è stato un lungo periodo di visite mattutine prima delle otto. Per me era un piacevole calvario. Ti svegliavi presto, poi tornavi a dormire e le prime ore del giorno le passavi al telefono. Da amico fidato e discreto ho assistito ai Tuoi colloqui. E la fiducia che mi davi era pari alla grande e devota amicizia che Ti ho portato. Ricordo l'ultimo compleanno. Era il 26 luglio 2009, passato con pochi amici in casa Tua. La torta di cioccolata l'avevi allontanata ma poi l'hai divorata quasi tutta. La gente Ti conosce per quel grande Uomo che sei stato. Pochi però hanno potuto apprezzare quel senso umano di generosità che hai dato a molti. Hai preso la vita con senso del dovere verso lo Stato. Rispettoso verso diritti e istituzioni ma con grande senso dell'umorismo. La Tua verve poliedrica è rimasta fino alla fine. Poco prima del Natale 2009 venni a farTi visita. Non stavi bene. Nello apprezzare il solito libro che avevo portato mi dicesti che avevi gente. Per potermi liquidare in fretta. La Tua dignità sarda Ti impediva di dirmi che stavi male. Quando parlavi di medici, medicine, malattie e morte io non Ti avevo mai creduto. Non so se per egoistico affetto che allontanava da me il pensiero che, in breve tempo, non ci saresti stato più. Ora, Francesco, hai raggiunto Tua madre, hai incontrato Moro, il cui delitto Ti ha colpito profondamente, senza rimorsi morali. Perché eri nel giusto per senso dello Stato, ancorché nella angoscia di perdere un amico. Io, con tanti amici, quelli veri, non postulanti, ricordo molti episodi, minori rispetto ai tanti importanti ma forse più significativi. In quelle situazioni eri il vero Cossiga. Francesco come amavi sentirTi chiamare. L'Uomo che ha coltivato e dato amicizia, ricevendo anche delusioni. Ma hai sempre perdonato coloro che hanno tradito la Tua fiducia. Costoro hanno visto sbarrata quella porta di casa sempre gioiosamente aperta a tutti. Però non Ti ho mai sentito recriminare su qualche amico che non Ti frequentava più. Se Ti facevano delle domande glissavi. Ma noi, tanti amici, sentiamo fortemente la Tua mancanza, il Tuo affetto. Il Tuo calore. E poi il Tuo humor, la Tua cultura enciclopedica, la Tua curiosità. E la Tua incredibile memoria. Ciao Francesco, so che ci guardi dal cielo, in Paradiso. Nella terra è rimasta profonda la Tua impronta. Incancellabile.

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