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di ALBERTO MINGARDI e SERENA SILEONI * Caro Ministro Galan, da mesi lei richiama il governo di cui fa parte alla responsabilità di cambiare l'Italia in senso liberale.

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Costringea ripensare il rapporto fra Stato e cultura: superando la dipendenza dai quattrini pubblici di musei e teatri pure d'eccellenza. Ma "cultura" non sono solo gli Uffizi, e nemmeno solo la Scala. A "fare cultura" sono anche milioni di persone che, giorno dopo giorno, silenziosamente si scambiano idee e informazioni affidandole al più antico e, ad oggi, al più efficace degli strumenti: il libro. Pur con mille difficoltà, in un ambito drogato da sussidi ed inefficienze quale è il mondo della cultura, fra chi vende e chi compra libri rimaneva in essere, fino ad oggi, un rapporto di mercato. I rapporti di mercato, da che mondo è mondo, includono la possibilità di negoziazioni - e di sconti. La differenza fra una rigida tariffa fissata per legge, e un prezzo emerso dall'incontro fra domanda ed offerta, sta anche in questo. In un Paese come il nostro dove il libro resta patrimonio di un'élite, l'arrivo di Internet, e di grandi distributori-venditori in grado di praticare sconti consistenti, sembrava destinato a compiere la rivoluzione incominciata anni fa con le vendite in abbinata di giornali e classici della letteratura: la democratizzazione del libro. Abbassare le barriere d'accesso al libro significa fare Cultura con la c maiuscola. Significa creare la concreta speranza di una società più colta e più informata: per questo più disponibile pure ad altre esperienze culturali ed anche, forse, un giorno più libera. La legge sull'editoria approvata dal Senato, in piena ipocrisia bipartisan, riduce la libertà di sconto e quindi la libertà di mercato di editori e distributori. È pensata per difendere categorie che si sentono penalizzate da una concorrenza più accesa, e in particolar modo dall'ingresso sul mercato nazionale di un gigante come Amazon. Ma colpisce, nel portafoglio, i lettori, portando verosimilmente i meno abbienti fra loro a ridurre i propri acquisti di libri: cioè i propri consumi culturali. Caro Ministro Galan, martedì il Presidente della Repubblica apporrà la sua firma in calce a questa legge. Batta un colpo. In un Paese al tracollo e disperatamente bisognoso di riforme e maggiore concorrenza, e Lei l'ha ricordato più volte, si va ad introdurre una forma di controllo dei prezzi. Tanto basterebbe a un liberale per gridare allo scandalo. I prezzi più alti inevitabilmente prodotti da questa norma saranno pagati da italiani che vogliono usare i propri denari per informarsi, per conoscere, per godere del piacere della lettura. E questo, per un Ministro dei Beni e delle Attività culturali, dovrebbe essere quasi un insulto personale. * Istituto Bruno Leoni

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