Nicola Bultrini È un doppio lavoro l'ultima produzione artistica di Maria Grazia Calandrone «L'infinito mélo-VivaVox», (Luca Sossella Editore, 2011); un originale pseudo romanzo e un CD audio.
Eppure"la condizione dello spirito necessaria all'arte è la nostalgia, l'invocazione della Cosa Perduta". Il linguaggio della poetessa, se condizionato nell'ambito della narrazione, non rinuncia al magma figurativo (pur con una vena di amara ironia). Il CD contiene i versi che la poetessa legge nel suo modus "non espressivo", per rendere la poesia esattamente come si presenta sulla pagina. Una "Lettura bianca" in cui la voce sembra voler scomparire (o nascondersi) nel flusso di parole, forzatamente spogliandole di ogni enfasi acustica. Ma si noti nel mezzo, anche il prezioso e toccante racconto della sua venuta al mondo. "L'opera nasce per accumulazione di sedimenti" e infatti tutta la scrittura, in prosa o in versi, della Calandrone rivela coerentemente una malcelata matrice autobiografica di esperienze, raggrumate attorno a duri e nudi sentimenti.