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In 120 mila per Ligabue: "Suonerò finché potrò"

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Luciano Ligabue sul palco

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I 200mila watt sparano nella notte "Questa è la mia vita": Luciano Ligabue è al centro del palco, dietro di lui Il Gruppo, la nuova band con cui ha condiviso il 2010, l'anno magico festeggiato stasera a pochi mesi di distanza a Campovolo. In compagnia di 120mila fan che scatenano una festa che lo costringe davvero agli "straordinari": così, musica per per tre ore e 31 canzoni. Il concerto è come un cofanetto antologico dal vivo: sul palco ci sono tutti i musicisti che hanno condiviso la carriera del Liga, compresi Mauro Pagani e Corrado Rustici, il produttore, e chitarrista, che proprio a partire da «Arrivederci mostro» ha dato una nuova direzione al suo sound. E Rustici che è anche un ottimo chitarrista, è l'ospite del primo "set", sei canzoni, tra cui «Un colpo all'anima», «I ragazzi sono in giro», «Atto di fede». Per «Ho ancora la forza» arriva poi Mauro Pagani, nel primo momento acustico dello show, con Pagani al bozouki a rileggere il pezzo scritto con Guccini. Poi è la volta dei Clandestino, la band che ha accompagnato Ligabue all'epoca dei primi album e dei primi successi: si torna dunque ai tempi di «Figlio di un cane», «Marlon Brando è sempre lui», «Non è tempo per noi» fino a uno dei pezzi simbolo della rockstar italiana, «Balliamo sul mondo». Il "set" è infine arricchito da un inedito, «M'abituerò», scritto ai tempi di «Sopravvissuti e sopravviventi», suonato ancora con Corrado Rustici. È di nuovo Mauro Pagani a riportare, con l'eleganza delle sue sonorità il clima acustico con «Un giorno di dolore che uno ha». Poi non Liga non si ferma più. E la volta de 'La Bandà, il gruppo con cui ha raggiunto la dimensione da stadio: in fondo questi sono i brani e i musicisti che i fan hanno ascoltato fino ad «Arrivederci mostro», e a Campovolo si avverte forte il senso della rimpatriata: «Vivo morto o X», «Viva», «Quella che non sei», «Tra palco e realtà», sono alcuni dei pezzi di quest'altro set che propone un altro inedito, «Sotto bombardamento», scritto ai tempi di «Buon compleanno Elvis» e che culmina con «Certe notti», il brano che tutti quelli che sono venuti a Campovolo aspettavano di cantare (in platea tra gli ospiti Giorgio Panariello). Corrado Rustici e Mauro Pagani sono i compagni di viaggio di Liga per uno dei momenti più belli del concerto: la versione acustica, tra bozouki, violini e chitarra acustica, di «Buonanotte all'Italia». Poi via, verso il finale che è una cavalcata tra presente e passato vissuta insieme a Il Gruppo che torna sul palco: «A che ora è la fine del mondo», «Piccola stella senza cielo», «Urlando contro il cielo», «Il meglio deve ancora venire» preparano il divertente finale con tutti i musicisti sul palco a suonare «Taca banda». Il palco diventa allora uno spettacolo nello spettacolo: un gigante tecnologico che permette una visione perfetta e che attraverso il suo incredibile schermo da 600 metri quadrati propone un racconto per immagini che è una biografia di Ligabue, dei suoi musicisti e, in fondo, anche dei fan che, attraverso quelle sequenze, avranno rivissuto il «loro Ligabue».  Quanto al Liga questa è stata la sua notte, una notte che occuperà un capitolo importante nella sua storia professionale e nella sua biografia emotiva. Ha un rapporto profondo con un pubblico che è l'immagine delle sue canzoni e delle storie che racconta, è un performer maturo che ama stare sul palco e che vive come un impegno personale con i suoi fan dare sul palco tutto quello che ha. In fondo anche questo è un grande sogno di rock'n'roll.  

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