Ennio Morricone «Riprendiamoci il Va pensiero»
diCARLO ANTINI «Riprendiamoci il Va pensiero». Il maestro Morricone va giù pesante e polemizza con Bossi e i suoi. Prima di salire sul podio dell'orchestra di Santa Cecilia parla di giustizia e coscienza nazionale. All'Auditorium di Roma va in scena stasera il «Concerto con dedica a Giorgio Napolitano». In programma brani originali composti dal maestro Morricone per Giovanni Paolo II, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tutto in onore dei 150 anni dell'unità d'Italia. Maestro Morricone, dopo tanto tempo con la Roma Sinfonietta torna a dirigere l'orchestra di Santa Cecilia. Quale delle due preferisce? I musicisti di Santa Cecilia suonano sempre insieme e l'orchestra è più omogenea. E poi io sono un accademico di Santa Cecilia e sono sempre emozionato quando vengo qui. Ho grande rispetto per questo luogo. Sono intimidito e preoccupato. Il programma della serata si apre con «Varianti su un segnale di polizia», dedicata a Falcone e Borsellino. Perché ha sentito il bisogno di pensare ai due giudici? Perché sono due eroi della magistratura. È stato brutto perderli così. Facevano giustizia davvero. Ma nel corso del concerto, con il brano «La tenda rossa», parlerò anche di altri tipi di eroi, scopritori ed esploratori ma anche scienziati che scoprono bacilli. Tutto il concerto è dedicato al presidente Napolitano. In platea ci sarà anche lui? È stato invitato ufficialmente e speriamo che venga. Dipenderà tutto dalle vicende politiche che, come ben sappiamo, sono imprevedibili. E ci sarà una sorpresa. Quale? È un elemento stilistico che, però, ha un grande significato morale. In «Elegia per l'Italia» c'è un contrappunto doppio tra il «Va, pensiero» di Verdi e l'Inno di Mameli. I due temi si ascoltano contemporaneamente con coro e orchestra. È uno sforzo tecnico ma soprattutto un tentativo morale di togliere l'egemonia. A quale egemonia si riferisce? Non è giusto che il «Va, pensiero» sia stato ipotecato da un movimento che non vuole l'unità d'Italia. Anche se, a onor del vero, recentemente ho sentito Bossi cantare «Fratelli d'Italia». Ed è stato bello saperlo. Perché ha deciso di dedicare un brano anche a Giovanni Paolo II? È un tributo doveroso. È stato un eroe e lo stimo molto anche per tutto quello che ha fatto prima di diventare papa. Ha difeso gli operai polacchi dai soldati sovietici e questo vale più di mille parole. Nessun messaggio ai giovani? Eseguirò in prima assoluta «Rock?», con il punto interrogativo. È un brano di rock sinfonico che ho voluto dedicare alle nuove generazioni. Vorrei che pensassero di più a Mozart e Bach. Dovrebbero pensare meno alla grancassa amplificata che mi sembra alquanto primitiva. Lei sarà il presidente della giuria al prossimo festival del film di Roma. Con che spirito ha accettato l'incarico? Voglio portare un po' di equilibrio in giuria. Vorrei premiare film che abbiano qualche possibilità di successo anche al botteghino. Se la pellicola che vince va bene traina tutta la manifestazione. Bisogna premiare film che abbiano qualità commerciali, artistiche e creative.