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«È fondamentale non prendersi mai troppo sul serio, nel lavoro quanto nella vita».

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Ilmaestro circondato dai ragazzi, fisicamente tra di loro, ha raccontato che ad ottobre, tornerà sul set per le riprese del film tratto da «Io e te» di Niccolò Ammaniti: «Sto ancora decidendo - ha spiegato - se girarlo in 3d, che per me rappresenta quasi una lente in più, uno strumento in più, anche se oggi viene considerato da alcuni uno strumento commerciale». Ma soprattutto è partito da lontano raccontando il momento in cui si è manifestata la vocazione per il cinema: aveva 16 anni ed ebbe in regalo una cinepresa. È così che realizzò i suoi primi due cortometraggi, uno dei quali, «Morte del maiale», sarà ripreso poi in una sequenza di «Novecento». Il momento decisivo - ha raccontato ancora Bertolucci - è stato quando a 18 anni, Federico Fellini chiese un parere a suo padre, il poeta Bernardo da cui - ha detto - faticò ad emanciparsi - sulla sua ultima fatica, «La dolce Vita». La visione della pellicola con suono originale lo folgorò ma dopo il seduttore Fellini capì che poteva liberare nei propri film, forze che altrimenti non avrebbe potuto lasciare libere. Poi, il rapporto con Pier Paolo Pasolini: il regista lo ha descritto come determinante per la propria formazione sia professione che personale, un maestro. Da quel maestro decise di emanciparsi una volta per tutte passando alla direzione del suo primo film, «La commare secca» nel 1962. Il rapporto con la psicanalisi, il successo di pubblico e critica, eppure - dice - non si è mai preoccupato, durante la realizzazione di un film, dell'opinione del pubblico. La trasgressione, ha raccontato, «oggi non è più possibile poichè il contesto culturale non lo permette. Quelli che viviamo, continua, sono anni più difficili, perchè sono anni più facili. Ma se dovesse scegliere gli attori, punta ancora sulla semplicità: «Mi piacciono quelli timidi, come Trintignant, che si rifiutò di recitare in "Ultimo tango" perchè non riusciva a mostrarsi nudo», ha detto spiegando anche che la scelta di un attore in un film per lui dipende dalla curiosità, «una curiosità che riesco a sfamare solo facendo un film con lui». Del regista, che ha vinto la Palma d'oro a Cannes sono state da poco proiettate la versione restaurata di «Novecento» e «Prima della rivoluzione», film preceduto da una bella intervista («La prima volta a Cannes») del regista Francesco Ranieri Martinotti. Questa pellicola, che segnò il primo appuntamento di Bertolucci con il festival francese, racconta di un giovane studente tormentato dalle difficoltà di conciliare l'appartenenza alla borghesia con la militanza nel partito comunista italiano. D. D.

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