«Miracolo» in Vaticano un Correggio in più

Questocomplesso è in Correggio, il quale al grandioso e al vero unì una certa eleganza, che oggi porta il nome di Gusto. Correggio fu il primo che dipinse col fine di dilettar la vista e l'animo degli spettatori, e diresse tutte le parti della pittura a questo fine(...) Se gli altri aveano dipinto per soddisfare il loro intendimento, ei lavorava per soddisfazione del suo cuore, e secondo le proprie sensazioni, onde riuscì in tutto il Pittor delle Grazie». Erano state sicuramente anche queste parole di Anton Raphael Mengs, pittore tedesco e figura di rilievo del Neoclassicismo, a incoraggiare una delle più importanti mostre su Antonio Allegri - alias Correggio - tenutasi a Parma - Correggio nel 2008-2009 e la cui principale attrazione consisteva nella ricostruzione del celebre Trittico dell'Umanità di Cristo dipinta dall'artista emiliano fra il 1523-24 per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Misericordia. Il Trittico era stato realizzato per "incorniciare" la statua lignea della Madonna con Bambino o della Misericordia. Nella tela sommitale vi era raffigurato il Cristo in gloria, e nelle due laterali San Giovanni Battista e San Bartolomeo apostolo. L'opera era stata smembrata a partire dal 1613 per volere del principe Siro da Correggio. Dei due pannelli laterali ci sono rimaste solo copie settecentesche, mentre del dipinto apicale era nota una copia presso la Pinacoteca Vaticana, variamente attribuita. Vittorio Sgarbi è stato, ad onor del vero, il primo a riconoscerne l'autenticità e, commentando la conferenza stampa di ieri ai Vaticani, alla quale non è stato invitato, ci dice: "Spiace del comportamento di alcune persone anche di fronte a dati di fatto oggettivi. Già nella mostra di Parma dedicata al Correggio denunciai l'incredibile assenza di un'opera certa del pittore e respinta dal comitato scientifico, mentre era stato esposto un Ecce Homo, falso e da collezione privata, e spacciato come originale dell'Allegri. Della tela, documentatissima, del Vaticano nessuna parola". E amareggiato aggiunge: "La copia della Pinacoteca Vaticana aveva qualcosa da far balenare sospetti: i pentimenti visibili a occhio nudo, le correzioni sia sul torace sia sulle braccia del Redentore, la luce dietro la sua testa e dietro quelle dei cherubini, quegli angioletti paffuti tanto simili a quelli che decorano in un vortice di luce la cupola del duomo a Parma". Insomma un nuovo Correggio è stato svelato al grande pubblico, dopo indagini storiche, iconografiche e archivistiche sotto la direzione della Fondazione "Il Correggio" e la supervisione di David Ekserdjian, il massimo esperto del pittore emiliano. La prova del nove è stata infine data dal Laboratorio di diagnostica e restauro dei Musei papali fugando così qualsiasi dubbio sull'autenticità della tela presentata in tutta la sua luminosa bellezza da Antonio Paolucci.