«Il mio cinema? Altro che trash»

diSIMONA CAPORILLI Lui è la punta di diamante di Salvatores. Sfegatato tifoso milanista, oltre al cinema (ha recitato in un centinaio di pellicole), Diego Abatantuono lavora anche a Radio2 Rai. E lo fa con «Mediterroni», programma che parla di cinema e condotto insieme ad alti comici. Tra notizie surreali e notizie verificabili l'attore-regista-conduttore va in onda nel week end dalle 9 del mattino. Prossimamente sarà sul piccolo schermo con il film-tv «Area Paradiso». Diego Abatantuono, lei sente spesso la radio? «Più che posso. Moltissimo in macchina ma anche a casa. Sento la radio e vedo la televisione. Fa parte del nostro lavoro. Lo faccio per capire come gira il mondo. Chi fa questo mestiere, può vedere il mondo senza essere visto e così rendersi conto della realtà. Quando diventi popolare, sono gli altri che ti guardano. E la televisione ti fa capire l'umore della gente». Su Radio2 per la seconda edizione del suo programma. È passato da argomenti sportivi ad argomenti cinematografici. Come mai questa scelta? «Be', trattavo argomenti sportivi anche perché c'erano i Mondiali. Probabilmente sono più ferrato nel calcio, meno nel cinema. Voglio mantenere questo mio spazio in radio per trattare argomenti diversi, in maniera leggera e grottesca. Diciamo brillante. Il cinema e il calcio sono le mie grandi passioni. Una terza potrebbe essere la cucina, anche se è un po' complesso parlarne in radio. Certo anche parlare di cinema in radio...». In effetti... Come fate? «Facciamo servizi dai vari Festival estivi di tutto il mondo: veri e meno veri. Sono personaggi un po' surreali che tenevano banco anche nel programma di calcio». Parlate di film su Radio2 Rai? «Parliamo di un cinema semi-realistico. diciamo che in realtà ce lo inventiamo noi. Facciamo collegamenti con le maestranze cinematografiche da posti improbabili. Girano kolossal sul lago di Bracciano. Fanno lì lo Sbarco in Normandia. I personaggi vengono esasperati. C'è l'esperto in cinema horror che va soltanto in Festival Horror». E lei? «Io faccio Nora, che ha i bagni sul Lido di Venezia e ha visto passare i più grandi attori della storia. C'è un leone molto colto, che organizza cineforum e fa vedere "Ladri di biciclette" agli orango. Poi parliamo anche dei film che sono andati meglio nella stagione». Quale lavoro cinematografico consiglierebbe come suo biglietto da visita? «Ne ho fatti un centinaio. Non lo so, può scegliere il genere se le va...». I ruoli "tragici"? «"Mediterraneo", "Marrakech Express". Solo per citare un periodo della mia vita. Ma c'è anche "Io non ho paura"». Lei cosa ne pensa dei critici cinematografici? «Nel programma ci ironizziamo molto. A volte sbagliano: come spesso accade, e in tutte le categorie. Poi molte volte non sono d'accordo tra di loro. È un po' come il vino, che deve decantare: critiche che vanno dal '40 al '70 hanno toppato su dei capolavori. Il film incassa? Molto, ma non è un bel film. Un altro dice che è andato malissimo al botteghino ma è un bel film. Tanti anni fa con "Eccezzziunale" c'era un delirio in sala, era strapieno. Il critico non disse che era bello, disse che "si ride così-così". Invece l'unica cosa certa era che si rideva. Poi sento parlare della rivalutazione di film cult. Che prima erano trash. Non amo queste interpretazioni anglosassoni, noi abbiamo tanti bei termini: bello, brutto, diverso, strano...». E i suoi film? «Ne ho fatti tanti davvero brutti. Una ventina in due anni quasi (di film comici, ndr). Tra '80 e '82 ho fatto dal Pap'occhio a Fantozzi». Sì, ma il Pap'occhio era un bel film. «Certo sono stati film importanti, soprattutto per i ragazzi. Ma dico che tra quelli comici ce ne sono alcuni, non questi, che non mi sono piaciuti. E inoltre nei miei film non c'erano parolacce, non c'erano docce con le dottoresse viste dal buco della serratura. I miei film non erano trash. Certo, potevano non piacere. Poi domani mattina si risveglia Tarantino che ha sdoganato delle cose... Credo che la sua sia ironia. Non credo che abbia passato l'infanzia guardando Pierino e pensando che fosse un bel film. Io invece ho avuto la fortuna di aver lavorato con registi come Comencini, Scola, Monicelli, Avanti, Salvatores, Veronesi». Con quale regista sogna di lavorare? «Ce ne sono tanti. Per citare quello dato quasi per scontato direi Verdone. Sarebbe il più logico di tutti. Ma anche i nuovi registi: Sorrentino, ad esempio... Però i nomi sono sempre un tranello: i non citati sembra che non ti piacciano ma non è così, nel mio caso. E di certo non rimpiango di aver lavorato con quelli con cui ho già lavorato. Mi è capitato anche di rifiutare un film, perché non lo vedevo adatto a me». I suoi prossimi progetti? «Farò un lavoro che mi piace molto. Il titolo deve essere ancora deciso insieme a Francesco Patierno: le scene si svolgono tra Treviso e il Veneto. Devo dire che a questa pellicola, con Mastandrea, tengo parecchio. Poi farò un film per la tv da regista: a quattro mani con il mio amico Armando Trivellini. Andrà in onda su Canale 5 nella prossima stagione». Il titolo? «Si chiamerà "Area Paradiso". Tra gli attori ci sono Ale e Franz, Ricky Memphis, io, Rosalia Porcaro, Ugo Conti... Molti altri».