Metti l'arte nel motore. Il nuovo boom italiano con il turismo di qualità
Il «core business» dell'azienda Italia si sintetizza in due concetti: cultura e turismo, parola di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari e deus ex machina della fondazione Italia Futura, che ieri ha riunito imprenditori e artisti per mandare un messaggio alla classe politica: cultura e turismo possono essere il motore dell'economia del nostro Paese che ha il più vasto e ricco patrimonio culturale del mondo. Un patrimonio trascurato, maltrattato, offeso. Italia Futura ieri al teatro Argentina di Roma ha celebrato la giornata dell'«Orgoglio italiano». E l'orgoglio italiano è la cultura che deve essere «il petrolio dell'Italia - ha detto Montezemolo - Un'offerta come quella dell'Italia nessun altro Paese può proporla e questo significa crederci, aumentare il rapporto con i privati, rendersi conto che la cultura è la cosa più importante per il nostro Paese». Dal meeting sono arrivate richieste precise: sgravi fiscali consistenti per chi si occupa di tutela e valorizzazione dei beni culturali, un cinque per mille dell'Irpef da destinarsi alla cultura, ma soprattutto mettere in campo una «rivoluzione copernicana», come l'ha definita uno dei relatori, Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano, su come devono essere intesi i rapporti tra Stato e cultura. Il «la» alla giornata lo hanno dato Diego Della Valle, che giusto l'altro giorno ha formalizzato il suo impegno economico per il restauro del Colosseo e l'archeologo Andrea Carandini. «Abbiamo una serie di imprenditori italiani che potrebbero fare un gran bene se iniziassero a fare cose per la cultura - ha detto "mister Tod's" - e questo potrebbe costituire un notevole fattore di crescita. In un momento così complicato occorre solidarietà fra imprenditori, per il bene del Paese, e devo dire che mi piacerebbe che Moratti facesse qualcosa a Milano per la cultura, oltre che occuparsi dei fuori gioco, e che qualcun altro lo facesse a Napoli. Sarebbe una risposta forte alla cattiva reputazione che l'Italia ha in questo momento e anche una risposta agli italiani». Sì perché, come ha specificato Montezemolo, un imprenditore ha come primo dovere di pensare ai suoi azionisti e ai suoi collaboratori, ma deve anche impegnarsi per il suo Paese. E tutti i «big» scesi in campo hanno detto più o meno la stessa cosa: serve un regime fiscale e amministrativo che dia una mano a chi vuole lavorare. Dalla cantante Malika Ayane, che ha ricordato di aver acquistato il suo primo violoncello con il contributo della Regione Lombardia a Caterina Caselli, grande manager della musica tricolore, che non vuole soldi a pioggia, ma «piccoli interventi mirati». Per sostenere la causa dell'«Orgoglio italiano» sono arrivati la professoressa super-esperta di Caravaggio Francesca Cappelletti, Ilaria Borletti Buitoni, numero uno del Fai, Roberto Cecchi, segretario generale del Ministero dei Beni Culturali, Louis Godart, archeologo e consigliere della Presidenza della Repubblica, Paolo Pininfarina, Riccardo Tozzi presidente dell'Anica e patron di Cattleya e tanti, tanti altri. C'era anche la «controparte»: la politica, rappresentata dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan. Ha detto che non proprio tutto va male: «Dopo cinque anni di attesa e proroghe in questi giorni sono passati i bandi per il rinnovo delle concessioni dei servizi nei musei statali. Si parte da 23 gare per assegnare i servizi per 70 musei ed aree archeologiche. I primi saranno Paestum, Ravenna, Tarquinia, Cerveteri e presto anche Pompei». Per il resto Galan ha dato ragione a tutti: serve il cinque per mille e sono giusti gli sgravi fiscali. Dalla platea qualcuno gli ha strillato: «Sei il ministro: falli tu».