Ai piedi del Colosseo
{{IMG_SX}}Lo sfondo del monumento più famoso del mondo per l'imprenditore che se ne prende in carico il restauro. Accanto a lui il sindaco della caput mundi, il ministro per i Beni Culturali, il commissario speciale per l'area archeologica più amata. E poi i flash, i microfoni e i taccuini. Mai tramonto è stato più significativo per il sistema-cultura italiano. Mai questo Paese ha avuto più scatto di orgoglio. La presentazione del restauro del Colosseo sponsorizzato da Diego Della Valle - appuntamento appunto al calar del sole nell'arena degli imperatori, dei cristiani, dei gladiatori, un colpo di teatro del mega sponsor della Tod's - con un impegno di 25 milioni di euro è la più evidente prova di un assioma che da anni chi si occupa, anche istituzionalmente, di beni culturali, vuole sdoganare agli occhi dei difensori dello statalismo ad oltranza. Ovvero che l'Italia ha un patrimonio artistico, monumentale, archeologico e ambientale così imponente che non può tutelarlo e renderlo accessibile con le proprie forze statali, con la mano pubblica. Non a caso proprio oggi all'ufficializzazione dei modi e dei tempi per il restauro del Colosseo segue, al Teatro Argentina di Roma, la «Giornata dell'orgoglio italiano». Che non sta in altro che appunto nello scrigno dei nostri beni culturali. A chiudere l'incontro - che propone l'industria culturale come cantiere di crescita - ci saranno il ministro Galan e Luca Cordero di Montezemolo. Insomma lo Stato e un grande rappresentante della imprenditoria, peraltro sempre più tentato di scendere nel campo della politica. Ma vediamoli, i punti dell'intervento di risanamento dell'Anfiteatro Flavio, progetto firmato in via definitiva il 20 giugno e, si badi bene, voluto e articolato dai responsabili pubblici, tanto per scongiurare le boutade su eventuali redivivi Totò che si vendono la Fontana di Trevi. Lo hanno illustrato, sullo sfondo imperiale che da duemila anni accende l'immaginario collettivo - il commissario delegato e il sovrintendente per le aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, Roberto Cecchi e Anna Maria Moretti. E ci ha messo, con i soldi, l'intelligenza di imprenditore Diego Della Valle, mentre il ministro Galan ha sciorinato le cifre dei «suoi» Beni. Ed è di Alemanno la grinta del sindaco che «si è tolto un peso» sul monumento più insigne finalmente risanato. L'emozione più grande quando un video ha anticipato come vedremo il monumento voluto nel 72 dopo Cristo da Vespasiano e inaugurato otto anni dopo dal figlio Tito, con il tripudio di cento giorni di spettacoli. Ecco il travertino ridiventare candido (lo puliranno getti di acqua nebulizzata, senza aggiunta di solventi). Ecco sbiancarsi gli ambulacri. Ecco le nuove cancellate dei fornici. Via gli orribili giunti-tubo, al loro posto 84 cancellate che riprendono l'area restaurata nel Settecento dallo Stern. Verranno restaurati i prospetti settentrionale e meridionale, alti oltre cinquanta metri, e dunque sarà necessario installare carrelli elevatori. E si metterà mano agli ipogei, i sotterranei dove attendevano di entrare in scena schiavi e fiere. Gli impianti sarano implementati e messi a norma. E via, finalmente, le biglietterie che intasano con gabbiotti e transenne l'ingresso al monumento. Verranno trasferite in un centro servizi esterno, nell'interro a sud dell'Anfiteatro, una struttura circolare con una cupola ribassata di 1.600 metri quadrati: ospiterà biglietteria, bookshop, toilette. I lavori, appaltabili dalla fine di luglio, cominceranno alla fine di settembre.Saranno scaglionati in cinque cantieri (il sesto per il centro servizi) e non avverranno tutti insieme. E ogni lotto di intevento richiererà 24-36 mesi per essere completato, quantifica il commissario Cecchi. Insomma, si chiuderanno dieci fornici per volta. Perché il Colosseo - che è visitato da 5 milioni di persone l'anno per un introito di 27 milioni di euro - deve continuare ad essere aperto al pubblico. Quando si metterà la parola fine al restauro, del monumento si potrà visitare il 25 per cento in più. Il «colpo di spugna» laverà 13.600 metri quadrati di travertino. Un colpo di spugna che toglierà la polvere alla Capitale, al Bel Paese.