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Hugh Jackman diventa il «miserabile» Valjean

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Da Van Helsing, uomo senza memoria, al mutante Wolverine, anch'egli smemorato, Hugh Jackman, eletto da People il divo più sexy del mondo, si accinge ora a vestire i panni di Jean Valjean. L'adattamento cinematografico del musical «Les Misèrables» firmato da Claude-Michel Schonberg che esordì a Broadway nel 1985, sarà diretto da Tom Hooper, premio Oscar per «Il discorso del re». Ispirato all'omonino romanzo di Victor Hugo (del 1862), la storia tornerà per l'ottava volta sul grande schermo. Ma in tutte le trasposizione sono sempre in primo piano le vicissitudini dei vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833), con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche (con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo) e alle vicende politiche della Monarchia di Luglio. I protagonisti appartengono agli strati più bassi della società, «i miserabili», gente caduta in miseria, tra ex forzati, prostitute, monelli di strada e studenti poveri. Su tutti domina Jean Valjean con la sua vita di cadute e risalite, peccati e redenzione, spinto a migliorare grazie all'amore per la figlia adottiva Cosette. Ancora non si sa chi interpreterà l'eterno antagonista del truffaldino Valjean, il commissario Javert, che alla fine, compresa l'estrema umanità di Jean lo lascerà libero pur avendolo acciuffato, memore di quando una volta Valjean gli salvò la vita. Questo gesto causerà in lui una tale lacerazione, tra il rimorso professionale di non avere arrestato un ladro e la generosità di avere invece liberato un uomo sfortunato, da condurlo al suicidio nella Senna. Dopo 18 anni di carcere finalmente Valjean era infatti uscito di prigione: a causa delle tante violenze subite, era diventato un uomo privo di moralità, ladro, imbroglione e violento. Nonostante le difficoltà, l'ispettore Javert non aveva però rinunciato a perseguitare, fino alla fine, il suo ex-galeotto, il quale rischiava così di vedere ogni volta svanire i suoi sogni di una vita migliore per sé e per la figlia adottiva. «Les Misèrables» appare per la prima volta al cinema in Francia, nel 1933, con la regia di Raymond Bernard e con Harry Bauer. Subito incalza la bella imitazione americana con «Il sergente di ferro» (1935) di Richard Boleslawski, con Fredrich March e Joh Carradine. Qualche anno dopo (1948) arriva la risposta italiana di Riccardo Freda, prodotto da Carlo Ponti che, all'uscita nelle sale, lo presentò diviso in due episodi («Caccia all'uomo» e « Tempesta su Parigi»). Qui, Valjean ha la faccia del leggendario Gino Cervi, mentre l'ispettore Javert è Giovanni Hinrich e Cosette, Valentina Cortese. Sceneggiato da Freda, Monicelli, Stefano Vanzina e Vittorio Nino Novarese, il film si prese molte libertà rispetto al romanzo di Hugo: in particolare, Valjean muore per mano dell'odiato Thenardier, patrigno cattivo di Cosette. Ed ecco che nel '52 entrano di nuovo in ballo gli americani con l'adattamento di Lewis Milestone, con Michael Rennie e Debra Paget. Sei anni dopo il film ritorna in mano ai francesi con la regia di Jean-Paul Le Chanois che dirige uno straordinario Jean Gabin accanto a Bernard Blier. Da allora, i transalpini non mollano l'osso ed ecco Lino Ventura (Valjean) diretto da Robert Hossein nell'82. Dieci anni dopo arriva la versione di Claude Lelouche, con Jean Paul Belmondo e Annie Girardot che veste i panni della matrigna cattiva, la Thenardier. A parte una parentesi di produzione tedesca del danese Bille August che vanta un cast stellare (Liam Neeson, Geoffrey Rush e Uma Thurman), l'ultima versione de «I Miserabili» è quella televisiva francese (la terza per il piccolo schermo d'oltreoceano) di Josée Dayan, con Gérard Depardieu e John Malkovich. Tra gli sceneggiati resta memorabile il kolossal della tv italiana con Sandro Bolchi che dirige Gastone Moschin e Giulia Lazzarini nei ruoli di Jean Valjean e Cosetta.

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