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Professione supercoatti

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Questefrasi sono un breve affresco della trasmissione «Tamarreide», in onda su Italia 1 ogni lunedì in prima serata, condotta da Fiammetta Cicogna. Eh sì, perché definirsi tamarri (per alcuni) non è denigratorio. In televisione diventa quasi un vezzeggiativo, una definizione di cui andare fieri. Firmati da cima a piedi, gilet sopra canottiere candide, matitona nera sugli occhi, trampoli e minigonne, questi ragazzi tutti «bira e calippo» (sì, proprio come le ragazze di Ostia un'estate fa), stanno facendo il tour d'Italia in pullman. E se la ridono. Fanno scherzi da prete alla povera Angelica, la maggiorata di turno (moda lanciata da Cristina del Grande Fratello), che presta il reggiseno agli uomini facendo mostra di sé. Il Codacons è sul «chi va là»: vuole far chiudere il programma ma senza successo, visto che «Tamarreide», l'altra sera, ha riscosso il 7,73% di share: visti gli ascolti, la chiusura della trasmissione sembra lontana. Ci sono anche i sottotitoli (i ragazzi sono «romani de Roma» anche se una ragazza proviene da Napoli). Un po' come quando, una manciata di anni fa, i «nordisti» volevano infilare nei film di Verdone le scritte in sovraimpressione, per rendere comprensibile a tutti il dialetto. A parte questo, c'è da divertirsi. Perché a loro, in fondo, non interessa essere definiti «tamarri»: grazie a questo sono arrivati (addirittura) davanti alle telecamere per il famoso «quarto d'ora di celebrità». Anzi. A meno che non si arrivi alla denigrazione vera e propria, beati gironzolano per le città del Bel Paese. Arrivati a Napoli, si spingono anche a fare confronti con i colleghi-tamarri del Sud: la serata corre via veloce e il gruppo Roma-Napoli se ne va a trascorrere la notte in discoteca (e dove altrimenti?). E se volano parole grosse i litigi non tardano ad arrivare. Le ragazze prendono subito il sopravvento e allora via con il lancio dei bicchieri. Come ha spiegato dal professor Abruzzese: «La donna passa più facilmente dalle parole ai fatti». Sarà.

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