di ANTONIO ANGELI Non è uno spettacolo di tutti i giorni quello di un intero sole che precipita nel cuore misterioso di un buco nero...
Èstato possibile cogliere l'ultimo, immane, lampo di energia di una stella mentre viene «divorata» dal «gorgo» dell'universo. Un mostro con una massa che è milioni di volte quella del Sole e che risiede al centro di una galassia distante dalla Terra 3,8 milioni di anni luce. Il lampo, intenso e lunghissimo, è stato osservato dal satellite «Swift» della Nasa. Uno spettacolo unico. L'osservazione è stata confermata e completate dai telescopi spaziali Hubble e Chandra X. Il lampo della prima esplosione è arrivato al nostro pianeta il 24 marzo scorso, poi ha iniziato ad affievolirsi ma, secondo gli esperti, continuerà per anni. È la prima volta che si riesce ad osservare questo evento cosmico e l'intera cronaca è stata pubblicata in due studi sulla rivista «Science». Casi simili si verificano con la frequenza di uno per galassia ogni 100 milioni di anni. Secondo le due ricerche, coordinate dall'Università della California a Berkley e dall'Università di Warwick, in Gran Bretagna, la malcapitata stella, che era grande quanto il nostro Sole, è stata «risucchiata» da un vortice simile a quelli che... crea l'acqua quando defluisce in un lavandino, ha spiegato Andrew Levan, dell'Università di Warwick. Certo, le dimensioni sono altre. Circa il 10 per cento della massa della stella è stata trasformata in energia e irradiata nell'universo in forma di raggi X e gamma. Queste emissioni sono prodotte dal materiale che gira vorticosamente intorno al buco nero e da due potenti getti che fuoriescono, uno dei quali punta direttamente verso la Terra. E un fenomeno analogo, secondo Joshua Bloom dell'Università della California, potrebbe accadere anche nella nostra galassia, la Via Lattea, che «ha al suo centro un buco nero "dormiente", che occasionalmente "mormora" appena ingoia un po' di gas». E a proposito dei «divoratori di stelle e pianeti», un'altra ricerca, pubblicata su Nature e annunciata dalla Nasa, ha svelato che l'Universo, all'epoca delle sue origini, era letteralmente disseminato di mostruosi e voracissimi buchi neri. Erano molto più grandi degli attuali e crescevano a ritmi velocissimi nelle giovani galassie. La scoperta è frutto di un'indagine dall'Università delle Hawaii effettuata con i dati del telescopio spaziale Usa Chandra. I buchi neri nati all'alba dell'Universo ora si nascondono al centro di galassie lontanissime, coperti da una spessa coltre di gas e polveri. Questi «mostri cosmici», secondo gli esperti, sarebbero molto più comuni di quanto ritenuto finora: «infesterebbero» un grande numero di galassie lontane. «Finora non avevamo idea che cosa ci potessero fare dei buchi neri all'interno di galassie così antiche, e non pensavamo nemmeno che esistessero», ha rilevato il coordinatore della ricerca, Ezequiel Treister. Per il cosmologo Priyamvada Natarajan, dell'Università di Yale, «questa scoperta ci dice che già 700-800 milioni di anni dopo il Big Bang esistevano i primi buchi neri e che questi erano giganteschi». I super buchi neri sembrano essere in una sorta di simbiosi con la loro galassia. Per scovare questi «mostri», scoperti anche con il contributo dell'italiana Marta Volonteri, dell'Università del Michigan, i ricercatori si sono concentrati sui segnali di raggi X emessi da 200 galassie molto distanti e rilevati dal telescopio Chandra. Queste emissioni ad altissime energie avvengono quando la materia attratta dal buco nero collide con le particelle di materia circostante e sono le uniche, spiegano gli autori, che riescono a passare attraverso la coltre di nubi di polveri e gas molto dense che avvolgono i buchi neri.