L'altra faccia di Jim Morrison
diCARLO ANTINI «Non vi preoccupate se stiamo precipitando. Non importa se naufragheremo. Come andiamo a fondo noi non ci va nessuno, seguitemi...Sarà l'esperienza più bella della nostra vita». E Jim Morrison a fondo c'è andato davvero. Fino alla notte del 3 luglio 1971 quando è stato trovato senza vita nella vasca da bagno della sua casa parigina di Rue de Beautreillis. Morte naturale? Overdose? Complotto o semplice incidente in una vita trascorsa sul filo del rasoio? Scopriremo nuovi retroscena guardando il film documentario «When you're strange», diretto da Tom DiCillo, in uscita nei prossimi giorni. Spezzoni di vita reale, canzoni, concerti e poesie: nel film targato DiCillo il cantante dei Doors è passato al microscopio, persino svelando lati oscuri del suo carattere e del suo personaggio. Le provocazioni, le devianze, l'arte e le donne. Tutto si intreccia nella breve vita (morì a soli 27 anni) di uno dei musicisti culto della storia del rock. Nel documentario scorrono immagini d'archivio mai viste, in cui un sedicenne Morrison legge un telegramma del padre infuriato. Il padre del Re Lucertola era un militare di professione e le scelte «ribelli» del figlio adolescente erano ovviamente ostacolate con ogni mezzo. Tra le chicche anche una scena girata nel backstage durante un concerto, quando il leader dei Doors accarezza una fan che si è appena fatta male sotto il palco. Jim le mette a posto i capelli e la rincuora, come farebbe un fratello maggiore. «When you're strange», però, non vuole essere un panegirico del cantante dei Doors. C'è perfino lo spezzone in cui Morrison tenta provocatoriamente di intervistare alcuni poliziotti. Fino al concerto di Miami, quello della celebre esposizione delle nudità. Per intenderci, il concerto che gli ha inimicato gran parte dell'opinione pubblica statunitense a cavallo degli anni Sessanta. Come se non bastassero le sue posizioni apertamente ostili nei confronti della guerra in Vietnam. «Sì, ma non è vero - racconta Jim Morrison durante un'intervista - Attiro i desideri e le perversioni del periodo come una calamità. Mi limito a tirarle fuori all'istante seguendo la musica. Non sono un provocatore, sono un performer». L'attrazione del film documentario nasce anche dalla presenza di Morgan voce narrante. All'anagrafe Marco Castoldi, ex cantante dei Bluvertigo, condivide col Re Lucertola la fama di musicista maledetto, bordeline, sempre critico nei confronti delle verità precostituite. Anche lui ostracizzato, come accadde al cantante di «Break on through (to the other side)». «Quando presenteremo il film farò delle cover dei Doors - racconta Morgan - Ho lo stesso Piano Bass di Ray Manzarek, forse sono l'unico ad averlo in Italia. Ho registrato due album con quello strumento. Per me Ray è scuola assoluta, era capace di mischiare musica classica, jazz, tecnica e virtuosismo, ma sapeva essere anche sintetico e pop. Inventava mirabili riff con la mano destra mentre con la sinistra si arrampicava in giri di basso coinvolgenti come mantra. Era completo, unico negli incastri. Ancora oggi è modernissimo». Come è moderna l'intera produzione dei Doors, oscillante tra porte della percezione, contestazione e amore. Fino all'incontro di Morrison con Pamela Courson, presente nel film e forse l'ultima persona ad averlo visto ancora in vita la notte del 3 luglio '71. In un locale notturno del quartiere latino. In quella Parigi dove Jim Morrison voleva ritirarsi per dedicarsi soltanto alla poesia. Ultima vera ispirazione di una vita e di una morte ancora avvolte nel mistero. «Lo stato d'animo che ho la maggior parte del tempo - conclude Morrison - è una sensazione di profonda tristezza. Come quando non ti senti bene, non sei abbastanza tranquillo...Non sei sicuro di niente».