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Il cinema si vende alla tv

E.T., il personaggo del film di Stephen Spielberg

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«Quando Martin Scorsese dirige il pilot per la tv e davanti a sé ha ancora una lunga carriera cinematografica, in pratica sta permettendo ai giovani registi di guardare alla tv come un posto dove poter lavorare con successo senza sminuire la tua credibilità di filmmaker". Bella forza. A dirlo è Michael Lombardo, presidente programmi della HBO, uno dei principali network televisivi statunitensi. La posta in gioco è alta. Si tratta di mostri sacri della settima arte che, sempre più spesso, si prestano al piccolo schermo. Per soldi? Per gloria? Per vanità? In ogni caso è un trend in rapida crescita che sembra coinvolgere anche chi, in un recente passato, è sembrato tutt'altro che generoso nei confronti del tubo catodico. Chi non ricorda la serie tv anni '50 «Alfred Hitchcock presenta»? Il maestro del brivido fu un pioniere anche in questo. Seguito sulle tracce del giallo da David Lynch che, nel 1990, ideò e diresse gli episodi di «Twin Peaks», fortunatissima serie che indagava sulla morte di Laura Palmer. Lynch ha fatto scuola e, da allora, anche altri cineasti hanno preso coraggio e cominciato ad accettare le proposte dei grandi network televisivi. È di qualche mese fa il lancio in Italia (su Sky) di «Boardwalk Empire» con la puntata pilota diretta da Martin Scorsese. Il fiuto per gli affari non manca neppure a Steven Spielberg. E allora ecco che il regista di «E.T.» e «Incontri ravvicinati del terzo tipo» torna a parlare di fantascienza ma, questa volta, lo fa sugli schermi della Fox. Grande è l'attesa per la sua «Terra Nova», serie kolossal fanta-preistorica che racconterà la vita di una famiglia del futuro - siamo nel 2149 - in un mondo ormai giunto al capolinea ambientale, sovrappopolato e inquinato, che torna indietro in un tempo preistorico per tentare di far sopravvivere l'intera specie umana e offrire una seconda chance alla Terra. La voglia di televisione non esclude neppure l'altra metà del cielo. Il premio Oscar Kathryn Bigelow è già al lavoro sulla puntata pilota di «The Miraculous Year», storia ispirata alla vita di un produttore di Broadway. E siamo solo all'inizio. Vittime volontarie di questa emigrazione sono anche Gus Van Sant, Neil Jordan e Michael Mann. A spiegare l'irresistibile attrazione che il piccolo schermo esercita sui più grandi registi di Hollywood è Oliver Stone: «Ti servi della televisione quando hai bisogno di restare fedele alla lunghezza della storia - spiega il regista - e non puoi ridurre il tuo soggetto a una scrittura cinematografica di un paio d'ore». Forse anche a costo di sacrificare il dono della sintesi.

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