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di LIDIA LOMBARDI Roma non è solo la città dei ministeri.

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Lofanno con un'associazione battezzata ieri a Palazzo Wedekind. E il fine, almeno quello del loro Manifesto (perché invece in molti vi leggono la ridiscesa nel campo della politica cittadina di Croppi, passato a Fli e scalzato dal ruolo di Assessore alla Cultura nella giunta di Alemanno, spesso polemicamente evocato) è accendere i riflettori non su una «città assisa sul passato» ma su una capitale in fermento, «con una capacità produttiva e imprenditoriale che contrasta con l'idea ferma e parassitaria della burocrazia pubblica». Calderoli e C. sono serviti. E anche chi non si libera delle solite logiche di partito. «Perdenti, come hanno dimostrato Milano e Napoli», incalza Croppi. Invece la sua «sana lobby» vuole «l'interferenza dei cittadini nella città, per determinare forme di governo diverse». Lo strumento è «una rete, un network, che faccia da connettore delle molte realtà che si muovono nella produzione di idee, di beni e di servizi nella nostra città». L'amo di Croppi è stato trasversale, anche geograficamente. Nell'associazione figura Giuseppe Lobefaro, consigliere provinciale del Pd di Roma. Ma a palazzo Wedekind c'era la coordinatrice della campagna elettorale di Stefano Boeri, il candidato Pd scalzato a Milabo da Pisapia. Nel consiglio direttivo di «Una città» entrano esperti di discipline di nuova generazione, di analisi sociologica ed economica, di social network. Come Andrea Tomasini. O come Francesco Cascino, presidente di «Arteprima» che accende i riflettori sui fenomeni contemporanei. «È necessario - dice - attualizzare la visione rinascimentale di Roma, una città fatta dagli artisti 500 anni fa ma ferma ad allora. Vogliamo ridarla ai grandi contemporanei, perché tornino a plasmarla. Sarà utile ai cittadini, che si troveranno infrastrutture funzionali. Ai turisti, che avranno nuovi stimoli di interesse. E agli amministratori. Berlino fa un milione di visitatori alla settimana. Che fruttano denaro». Croppi ha chiamato attorno a sé suoi collaboratori storici, come Silvia Libianchi e Giuliano Compagno. Massimo Arlecchino e Luca Milan, di Valore Italia. E Francesco Tamburella, proprietario di Tad, spazio polifunzionale in via del Babuino. E per cominciare rilancia iniziative del suo assessorato, tutto orientato sul contemporaneo (gli spazi di Macro e Pelanda e la fiera Road Contemporary Art). O la «riscoperta» delle Accademie e degli istituti di cultura internazionali, tantO numerosi da rendere Roma «unica al mondo» cosicché un sito internet permette di far circolare le loro iniziative. Ancora, con proposte urbanistiche per la città. Tra i 14, Monica Scanu torna a parlare della Sopraelevata di San Lorenzo, un «mostro» che potrebbe venir trasformato in giardino pensile invece che essere demolito. E anche Tor Bella Monaca a rischio abbattimento potrebbe invece essere riqualificata. Qual è una città intelligente, ha stuzzicato Mario Sechi, il direttore de Il Tempo che ha coordinato il la tavola rotonda? «Quella che sa coinvolgere i cittadini nella costruzione delle decisioni», ha risposto Croppi. Si dice che studi da sindaco. E che a sostenere «Una città» e la nascita di una lista civica ci sia pure Luca di Montezemolo.

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