Garfield, cinico dal cuore tenero
Garfield è proprio un "supergatto". Nato negli anni Sessanta come personaggio di fumetti, naturalmente americani, si è presto conquistato tali primati da diventare protagonista per anni non solo di acclamatissime serie televisive ma anche, grazie alla computer grafica, di due film dal vero in cui parlava, a Hollywood, con la voce di Bill Murray, doppiata qui in Italia da Fiorello. Adesso torna in un film diretto da Mark A.Z. Dippè e dal coreano Wonjae Lee, scritto sempre da Jim Davis, il suo primo inventore, in cui, grazie anche ai suoi passaggi da un genere all'altro compiuti di continuo nella sua "carriera", lo fanno trasmigrare dal suo mondo originario dei fumetti in quello, raggiunto dopo, dei disegni animati, qui impropriamente tradotti "cartoni" dall'inglese "cartoons". All'inizio il suo carattere è quello solito, dedito solo a dormire e a riempirsi la pancia, poi però scatta l'impegno perché il suo mondo scaturito appunto dai fumetti rischia di essere invaso e soggiogato da un altro, frutto dell'animazione. Inizia così la consueta lotta tra il bene e il male, con la vittoria naturalmente del primo grazie anche al supergatto Garfield in possesso all'improvviso di vigore, di forza e di ardimento. Uno spettacolo tutto magie e colori, disseminato di buffi personaggi tridimensionali, straripante di situazioni mozzafiato - astronavi minacciose, mondi alieni, armi misteriose in grado di annientare o di rimbecillire - con ritmi senza freni, climi affannati e ansiosi ma anche ironici, indirizzando tutto, spesso con furba intelligenza, al consenso delle platee, se però composte soprattutto da adulti. Anche i bambini, certo, potranno divertirsi (l'animazione è un loro gioco), ma a chi li accompagna toccherà quasi ad ogni passo spiegar loro significati e sottigliezze. A differenza di quello che accadeva con Bambi e Topolino.