Nel saggio «Cattedrali» le grandi costruzioni che caratterizzano le città
Luoghidi un inizio assoluto, irriducibili a tutto il resto del mondo. Luoghi che ci spiegano e ci legano a un contesto urbanistico e architettonico, posti che sembrano i «nostri», quasi fossimo partiti da lì o fossimo finalmente arrivati. Le «Cattedrali» come momenti essenziali di un dialogo con un territorio a noi sconosciuto sono quelle di Luca Doninelli, edifici in cui si condensa lo spirito di una città e quando siamo lì, noi e quel luogo siamo una cosa sola. È così davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme o nel Grand Central Terminal di New York, nella Città Proibita a Pechino o da Harrods a Londra, a Les Halles di Parigi o nella Sagrada Familia a Barcellona... Tutti luoghi in cui avvertiamo - o ci pare di avvertire - qualcosa che va al di là di noi, e che in qualche misura ci trascende. E non necessariamente sono edifici in cui si venera un dio o sono luoghi spirituali, ma hanno un'anima, sono in grado di trasmetterci un'intangibile sensazione proprio perché hanno uno spirito. L'importante, secondo l'autore, è che questi luoghi ci impongano un diverso punto d'equilibrio nel rapporto tra noi e lo spazio circostante: perché lì vibra la vita, con le strade e le case intorno. Perché lì sono arrivati, per secoli o millenni, i pellegrini, e ora arrivano i turisti, la loro incarnazione moderna. Quella che conduce Luca Doninelli è una straordinaria riflessione sul paesaggio: il paesaggio urbano, innanzitutto, ancora più cruciale ora che oltre la metà della popolazione mondiale vive nelle città. Ma ci insegna a fotografare anche il paesaggio umano e l'orizzonte culturale in cui viviamo oggi, disorientati e curiosi. Il racconto del giornalista e scrittore inizia dalla Basilica della Natività di Betlemme «dove la bellezza del mondo si tramuta in cenere», dove la ferita della storia è incisa nel cuore del mondo. In una città a ridosso del territorio palestinese, separata da Gerusalemme da un muro di cemento sorvegliato da soldati-bambini arabi ma di cittadinanza israeliana o da soldatesse ebree, in una terra che era il regno di Allah. La basilica sorge dove nacque Gesù Cristo e prima di lui re Davide. Una chiesa cupa, nuda, inospitale dove pare strano anche inginocchiarsi per pregare, dove passano cristiani e musulmani, cattolici e ortodossi, credenti e non credenti, un luogo dove si raggruppano tutte le contraddizioni e i mali del mondo, il luogo scelto da Dio per venire al mondo. E i magazzini Harrods non sono forse l'«unica» cattedrale di Londra, il suo vero Tempio, nel distretto di Knightsbridge? Trionfa la merce in vendita, dai colorati macaron ai fili di perle, dagli abiti griffati alle pentole lucenti, dai foulard multietnici agli ettolitri di profumi. Ma non manca l'altare con la statua in bronzo di Diana e Dodi, innamorati, su un piedistallo dove papà Mohamed ha fatto scrivere: «Innocent victims». Sa va sans dire, furono assassinati. In una città che ha la passione della gioventù come Barcellona, insieme a tapas, paella, ramblas si vende Antoni Gaudì, l'unico vero architetto della modernità, un genio considerato quasi una rockstar. Il suo progetto più spregiudicato e anticonformista fu sicuramente la Sagrada Familia, la costruzione del miracolo, la cattedrale dai tre grandi portali: Natività, Passione e Gloria. Avvicinandosi, scrive Doninelli, «si avverte il contraccolpo della sacralità, la percezione di un'unicità, di un'anormalità, di una dismisura finché quella dismisura non si comunica definitivamente anche a noi, e quello che non potrebbe mai persuaderci, ci persuade». Lo stesso contraccolpo di quando si va a New York, quando ci si avvicina al Gran Central Terminal di Manhattan e noi europei riusciamo finalmente a capire cos'è la Modernità: l'impatto con la mostruosità topografica, con la calura... E senti, dice Doninelli, che «NY è la nostra città santa, subdola e commerciale, promiscua e delinquente, blasfema come sanno esserlo i luoghi di pellegrinaggio... Senti che un viaggio a New York è un viaggio dell'anima e poco importa che l'anima esista o no. L'importante è che esista qui». «Cattedrali» (Garzanti, pag. 273) di Luca Doninelli è dunque anche un'educazione allo sguardo che allarga la prospettiva: per farci cogliere meglio, raccontando questi luoghi e le loro storie, il rapporto che lega la storia dell'umanità al senso più profondo dell'esistenza per ciascuno di noi. E ci aiuta a scoprire i nostri luoghi dell'anima, un sogno come L'isola di Arturo di Elsa Morante o il viaggio della speranza sulla Strada di Kerouac alla ricerca di qualcosa che alla fine è dentro di noi o semplicemente la nostra via Gluck, quella dei ricordi dell'infanzia...