
Eddie Vedder "Ukulele songs" (Universal) Anche i fuoriclasse a volte sbagliano i calci di rigore.

QuiVedder flirta con l'ukulele, una sua vecchia perversione, con la stessa grinta che potrebbe avere uno smemorato spiaggiato alle Hawaii. Le limitazioni stesse dello strumento rendono l'operazione piuttosto monocorde, anche se qui e là non mancano spunti di interesse: come nei duetti, il primo con Glen Hansard dei Frames in "Sleepless nights" (firmata mille anni fa dagli Everly Brothers) e il secondo con Cat Power su "Tonight you belong to me". Ci sono poi riarrangiamenti scheletrici di brani dei Pearl Jam ("Dream a little dream", "Can't wait", "Riot act"), più una serie di dimenticabili composizioni originali. Il buon Eddie si è anche cimentato più volte dal vivo con l'ukulele, ma siamo lontani dal desiderarne altre. Nel ventennale dei PJ ci può stare questa distrazione. A patto che si torni a fare sul serio. Voto 5 su 10
Dai blog

Michele Bravi fa il regista: "Sul set Lino Banfi è diventato mio nonno"


Francesco Gabbani: «Nelle nuove canzoni la mia svolta interiore»


Il futuro di Amedeo Minghi: "Una commedia musicale in romanesco"
