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Quando una pellicola mai girata entra nel mito

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Nellasua fantasia si intitolava «Napoleon». In una delle lettere battute a macchina e indirizzate alla Metro Goldwyn Mayer alla fine degli anni Sessanta, Stanley Kubrick assicurava ai produttori che sarebbe stato «il miglior film di sempre». Perché essere modesti? D'altronde «2001 - Odissea nello spazio» era appena uscito nelle sale. E la figura di Napoleone Bonaparte era a dir poco imponente. Tanto da restare un tabù. Almeno per Kubrick che l'ha inseguita per una vita senza afferrarla mai. Senza poter imprimere sulla pellicola quello che vedeva ben chiaro nella mente. L'epopea dell'imperatore narrata dalla voce fuori campo che tutto sa e tutto porge alla complicità del pubblico. Dopo interminabili epistolari, Metro Goldwyn Mayer e United Artists gli voltarono le spalle. Sempre sul filo di lana. E pensare che era tutto pronto. «Ha tutto quello che serve per una buona storia - scrive Kubrick in un manoscritto - Un eroe eccellente. Avversari potenti. Una storia d'amore tragica. Lealtà e amici traditori. E una gran quantità di coraggio, crudeltà e sesso». Tutto insomma. Tranne i soldi necessari. Come al solito nulla sarebbe stato lasciato al caso. Kubrick aveva messo in moto la sua macchina da guerra. Una squadra di tecnici aveva effettuato sopralluoghi tra Francia, Italia e Romania per individuare i set delle scene all'aperto. Era stato contattato perfino l'esercito rumeno per garantire la presenza dei soldati sui campi di battaglia. Più di venti persone avevano raccolto in uno schedario le tappe salienti della vita di Napoleone, facilmente consultabili anno per anno in ordine cronologico. Non ancora sazio, Kubrick aveva ingaggiato anche alcuni studenti per annotare minuziosamente l'esatta cronologia degli incontri di Napoleone. Ciascuna delle linguette colorate rappresentava una persona differente. Quanto più le case di produzione gli voltavano le spalle, tanto più Kubrick volava alto. Con un perfezionismo che sfiorava la maniacalità. Le scene d'interni voleva girarle a lume di candela, senza l'ausilio di alcun supporto elettrico. Ma per fare questo servivano speciali obiettivi Zeiss. Gli stessi che la Nasa utilizzava per le foto nello spazio. Se in «Orizzonti di gloria» davanti a Kirk Douglas si vede la statuetta di Napoleone, per il suo «Napoleon» di celluloide Kubrick aveva stilato un cast stellare, con una bella dose di grandiosità. Nei ruoli di Napoleone e Joséphine aveva scelto David Hammings e Audrey Hepburn. Che, però, rimasero solo nei suoi sogni. In un manoscritto redatto dopo l'ennesimo rifiuto del film, Napoleone, che parla in prima persona, esprime l'interpretazione personale di Kubrick: «Credo che la caratteristica della mia personalità che mi ha portato al successo sia la stessa che mi ha condotto alla rovina». Kubrick/Napoleone incontrano insieme la loro Waterloo. Quella sconfitta cocente che spalanca le porte del mito.

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