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"La pelle che abito" riporta Almodovar sulla Croisette

Penelope Cruz e Pedro Almodovar

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«È una storia di sopravvivenza in una situazione estrema - ha detto Almodovar che si appresta a realizzare una pellicola dedicata a Mina con Marisa Paredes - Il regista è un creatore, è il mestiere più vicino a quello di Dio, puoi dare corpo alla tua immaginazione, ai tuoi fantasmi e hai un potere enorme. Per il film mi sono ispirato a Fritz Lang, anche se l'ispirazione originaria di questa storia è il romanzo "Tarantola" di Thierry Jonquet. Ci sono anche rimandi al Brasile, la musica di Caetano Veloso e nel ruolo del chirurgo plastico protagonista non puoi non pensare a Pitanguy. Al centro c'è una famiglia feroce, di origine brasiliana, selvaggia, moralmente indipendente, quanto di più lontano dalla cultura cristiana del castigo e del peccato. La governante Marilia (Marisa Paredes) genera due figli, Roberto il chirurgo protagonista e l'altro, un delinquente vestito da leone, entrambi straordinariamente violenti e amorali e lei ne è la loro migliore complice. È anche evidente il riferimento ma più ancora il mito di Prometeo cui si rifà Frankenstein». Protagonista il bel 52enne Antonio Banderas, che Pedro aveva fatto debuttare giovanissimo nel 1982 in «Labirinto di passioni» per poi coltivarlo come attore feticcio in tutto il suo cinema anni '80. «Il chirurgo plastico che interpreto - ha detto l'attore - é uno psicopatico, verso il dolore degli altri ha una totale disaffezione. Quello che fa deve provocare orrore freddo, non deve far sussultare lo spettatore sulla sedia. I suoi gesti, i dialoghi con la governante che poi si saprà essere sua madre, sono di una naturalezza assoluta. Lui è realmente orripilante. Riconosco oggi pubblicamente che è stato difficile», ha confessato il divo che in una scena appare con il suo fondoschiena completamente nudo. Almodovar e Banderas si ritrovano al cinema dopo «Legami!» (1989): «Pedro fa parte della mia vita, non rappresenta solo l'inizio della mia carriera, a lui devo la mia educazione artistica. E dopo oltre vent'anni tornare a lavorare con lui, così come ritrovare Marisa Paredes, è tornare alle mie origini, è sentirmi a casa», ha concluso Banderas. All'Italian Pavillon il regista siciliano Pasquale Marino ha intanto vinto un piccolo premio personale. Guida infatti il piccolo gruppo di studenti del Centro Sperimentale e con il cortometraggio «L'estate che viene» è stato scelto per la competizione internazionale della Cinefondation, forse uno dei concorsi più prestigiosi al mondo per film brevi. Marino aveva realizzato il film come saggio di diploma (suo insegnante era Sorrentino) ed è così che é stato proposto a Cannes insieme a più di 1500 corti provenienti dalle scuole di tutto il mondo. Nella sezione Cannes Classics è stata poi presentata la versione restaurata del film di Roberto Rossellini «La macchina ammazzacattivi» (del 1952 su soggetto di Eduardo De Filippo). Il restauro segna l'inizio della collaborazione tra Cinecittà Luce, Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale e Coproduction Office per il Progetto Rossellini, che ha come obbiettivo di far riscoprire sul grande schermo dieci classici dell'opera del regista italiano. Din. Dis.

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