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La vendetta di Al Qaeda in casa nostra

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.In apparenza forte, sicuramente insidiosa. Dietro di essa, copertina-icona di un romanzo crudo perché vero, una verità troppo a lungo nascosta prende forma lungo le righe di una testimonianza resa tra integralismo e terrorismo, forza e ingenuità, paura e mancanza di speranza. Essenze di una storia drammaticamente verosimile raccontata in «Shahid» (Mursia Editore) da Maurizio Piccirilli. Quello del reporter d'assalto - formatosi giornalisticamente durante gli Anni di Piombo - «non è un romanzo a lieto fine», come ha sottolineato il direttore de «Il Tempo», Mario Sechi (giornale per il quale lavora da trent'anni Piccirilli), intervenendo in veste di moderatore alla presentazione del libro, presso la Sala Nassiriya del Senato. Particolarmente qualificato il lotto dei relatori presenti: dal capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, a Domemnico Gramazio, vice-presidente vicario della Commissione Sanità del Senato, da Luigi De Sena, vice-presidente della Commissione Antimafia a Giuseppe Esposito, vice-presidente del Copasir, fino all'ex Capo dell'Antiterrorismo, prefetto Carlo De Stefano. Già la traduzione letterale del titolo («Shahid» ovvero testimone) rende il senso del lavoro che vede protagonista Ahmed, giovane tunisino da poco arrivato in Italia, nella terra promessa che tante volte ha visto in tv. La sua vita si divide tra i sogni per il futuro e la noia del presente: finché non incontra Al Qaeda. «Questi giovani - ha osservato Maurizio Piccirilli - lasciano il nulla per trovare qualcosa. In assenza di una strada da seguire, molti avvoltoi sono pronti a carpire la loro ingenuità, la loro buona fede. I potenziali terroristi sono qui, in mezzo a noi, tra coloro che non riusciamo a includere». E Gasparri ha osservato: «Il romanzo di Piccirilli ci richiama a una dura realtà. In Italia ci sono infiltrazioni nel terrorismo fondamentalista: a tratti, alcuni settori della magistratura hanno sottovalutato questo rischio, ricordo la vicenda di Abu Omar. Credo che anche dopo l'uccisione di Osama Bin Laden, Al Qaeda e questi gruppi siano attivi, anzi la loro sete di vendetta potrebbe crescere».

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