Sciascia & D'Annunzio
diCARLO ANTINI La rivincita è cominciata. Altro che grandi esclusi. Altro che monumenti letterari dimenticati, messi da parte o sottovalutati. Se i signori del Lingotto hanno commesso qualche leggerezza, i lettori de «Il Tempo» stanno facendo giustizia. I curatori del Salone del libro di Torino hanno stilato la lista dei quindici superlibri dall'Unità d'Italia a oggi. E chi manca? Sciascia e D'Annunzio, per esempio. Da poco più di ventiquattr'ore sul sito de «Il Tempo» (www.iltempo.it) i lettori possono esprimere la propria preferenza in un elenco riveduto e corretto di scrittori/libri. Sciascia e D'Annunzio sono in testa appaiati. Quasi con una sorta di timore reverenziale l'uno nei confronti dell'altro. Alle 21 di ieri Sciascia era al 15,7%, D'Annunzio al 15,4%. Il Vate e il radicale sono in testa con due dei loro capolavori, rispettivamente «Il piacere» e «Il giorno della civetta». Due libri che, con buona pace degli esperti di Torino, hanno fatto la storia della letteratura italiana degli ultimi centocinquant'anni. Dietro di loro, staccato solo di un punto percentuale, Luigi Pirandello con «Il fu Mattia Pascal», altro escluso di lusso dalla superclassifica stilata dal Lingotto. E gli altri? Nel sondaggo de «Il Tempo» a seguire ci sono Giovanni Verga - «I Malavoglia», Elsa Morante - «La Storia», Eduardo De Filippo - «Filumena Marturano», Ennio Flaiano - «Tempo di uccidere», Tommaso Landolfi - «Il mar delle blatte e altre storie», Carlo Emilio Gadda - «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana», Carlo Collodi - «Le avventure di Pinocchio», Tomasi di Lampedusa - «Il Gattopardo», Italo Svevo - «La coscienza di Zeno», Eugenio Montale - «Ossi di seppia», Edmondo De Amicis - «Cuore» e Giuseppe Ungaretti - «Allegria di naufragi». Il sondaggio tra i nostri lettori sta proseguendo anche in queste ore e finora è già stata ampiamente superata la soglia delle quattrocento preferenze. In ogni caso, un dato balza subito agli occhi: i primi otto in classifica erano stati tutti esclusi dai super15 del Salone del libro di Torino. Un'indiretta conferma che qualcosa lì non ha funzionato. A furia di puntare sul politically correct, si è finito col dimenticare libri e autori che sono, invece, nel cuore degli italiani e nei momenti-chiave della nostra storia. Prima di pensare a Roberto Saviano e al suo «Gomorra», forse si dovevano fare meglio i conti. Svincolandosi con coraggio dalle mode del momento. Cosa sarebbe stata la storia del nostro Paese senza Pasolini, Flaiano, la Morante, Landolfi e Sciascia? Senza il loro inestimabile contributo? Chissà, magari lo scopriremo tra altri centocinquant'anni. Nel frattempo noi, aspettando il prossimo Salone del Libro, andiamo a votare sul sito.