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Quell'oro perso tra passato e presente

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.È sul monte Soratte ed è indissolubilmente legato al mito di una montagna d'oro, su cui i cacciatori di tesori sognano, da più di mezzo secolo, di mettere le mani. Sì perché le leggende, le storie avventurose, i miti, nascono anche ai giorni nostri e a casa nostra. E uno di questi è raccontato in «Il tesoro di Sant'Oreste», un «romanzone» da leggere tutto d'un fiato firmato da Aurelio Santopadre, un medico prestato alle storie d'avventura, 398 pagine, 18 euro, Edizioni Sabinae. La vicenda del tesoro, e questa è Storia con la «S» maiuscola, inizia dopo l'8 settembre 1943. I tedeschi in fuga requisirono dalla Banca d'Italia 120 tonnellate d'oro. Una fortuna immensa per la maggior parte in lingotti, ma costituita anche da parecchie monete. Il tesoro è diviso in 626 casse e 543 sacchetti. Non è roba maneggevole e tutto viene caricato su un treno blindato per Milano. Quelli della Repubblica Sociale tenteranno di avanzare qualche pretesa, ma non c'è partita. L'oro se lo tengono i militari del Terzo Reich. Finirà tutto in un deposito sicuro in Alto Adige. Viene deciso di frazionare l'enorme fortuna: una parte spedita a Berlino, un'altra in Svizzera. Qualcosa viene ancora spedito in Germania finché, finalmente, la guerra finisce. Gli alleati, ovviamente, si impegnarono per il recupero. Un bel quantitativo lo «pescano» gli americani sepolto in una miniera di sale, qualcosa trovano gli inglesi in Austria. Alla fine c'è quasi tutto. Quasi. E qui finisce la Storia, quella con la «S» maiuscola, e inizia il romanzo di Santopadre. All'appello della Storia mancano novecento chili d'oro. Una bella fortuna, come dirà uno dei protagonisti, di fantasia. Ma il calcolo del valore non è di fantasia: venticinque milioni di euro. Bella sommetta. Santopadre, pediatra, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, ci dà la sua versione di come si sono «persi» quei lingotti. Porta per mano il lettore dalla Roma occupata dalle forze della Wehrmacht fino ai giorni nostri. La storia comincia con due singolari soldati tedeschi: un capitano e un sergente. Hanno poco dei soldati tedeschi: l'ufficiale non sarà nemmeno capace di togliere la bicicletta ad una bambina. Il sergente, invece, è un po' più intraprendente. Il primo vorrebbe arraffare qualche spicciolo, tanto ha già capito che la guerra è persa. L'altro pensa che non vale la pena rubare. Se si ruba poco. Ieri come oggi la ricchezza fa gola e proprio all'oggi arriviamo, tra le vie di Stoccarda e le grotte del monte Soratte con tre personaggi femminili alle quali quell'oro fa tanta gola. Un'avventura di fantasia che potrebbe essere realtà.

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