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"Tatanka" il pugile che si riscatta sul ring

Il pugile Clemente Russo, protagonista del film

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La storia di un pugile di Marcianise, nel casertano, che si riscatta dal suo retroterra di violenza, tra i feudi della camorra, approda al cinema. «Tatanka» (il termine usato dai Lakhota Sioux per indicare il bisonte maschio) è il soprannome con cui Marcianise ha ribattezzato il suo campione ed è il titolo del film di Giuseppe Gagliardi, ispirato al racconto di Saviano raccolto ne «La bellezza e l'inferno». Nella provincia di Caserta due amici, Michele e Rosario, fanno i ladri senza prospettive: ma uno di loro troverà nella palestra Excelsior Boxe e nel maestro Sabatino (Giorgio Colandeli) la possibilità per un'altra via, alternativa alla delinquenza e alla camorra. Protagonista è Clemente Russo, campione del mondo dilettanti nel 2007 a Chicago che nel film (da venerdì distribuito in 190 sale da Bolero) interpreta Michele, un ragazzo di Marcianise fin troppo tentato dai soldi facili. Nato e cresciuto in una terra dilaniata da una guerra cruenta, il giovane si ritroverà prima in galera e poi a Berlino a praticare la boxe nell'inferno dei ring clandestini, fino al suo riscatto finale del tutto inaspettato. In questo ruolo debutta sul grande schermo Clemente Russo, medaglia d'argento alle Olimpiadi di Pechino e Fiamma Oro della Polizia, che a ottobre inaugurerà una linea jeans Tatanka. Per la prima volta, «un vero campione di pugilato interpreta un personaggio che per tutta la durata del film si sente dire di non saper boxare», ha osservato Stefano Sardo, sceneggiatore del film con Maurizio Braucci, Giuseppe Gagliardi, Massimo Gaudioso e Salvatore Sansone. Ma, evidentemente, Russo non ha avuto alcun problema a vestire i panni dell'attore. «Abbiamo costruito un personaggio coinvolto nella camorra ma anche nella realtà della palestra "pulita" di Marcianise, come quella raccontata da Saviano - ha raccontato il regista - Palestre sgarrupate con le porte divelte e le docce distrutte, ma ricche di grande energia. Da quell'ambiente i clan sono lontani, perché non c'è guadagno, tutto è regolato dalla fatica e dalla disciplina. Sia il racconto sia il film spiegano come posti del genere possano diventare una reale alternativa alla criminalità. Russo, al pari di chi frequenta i luoghi di culto della boxe, è un agnello che picchia solo sul ring». Dal canto suo, il pugile- attore ha sottolineato che il suo personaggio «rricorda tanti pugili che, come me, rappresentano il riscatto di Marcianise, dove torno due o tre volte l'anno, ormai, perché mi alleno tra Assisi e Milano. E ogni volta che vado in palestra, i ragazzini mi dicono che vogliono diventare come me. Ma io rispondo: "Devi diventare meglio di me perché io sono arrivato alle Olimpiadi di Pechino solo secondo". La difficoltà più grande è stata quella di interpretare un ragazzo cupo, mentre io sono estroverso e allegro». Ma anche un campione come Clemente si toglie un sassolino dalla scarpa, raccontando che «prima di iniziare le riprese, presentai la sceneggiatura in Polizia per ottenere le varie autorizzazioni. Dopo, però, ci hanno fatto sapere che avrebbero voluto fossero tagliate alcune scene». Molto probabilmente, quelle in cui ci sono gli interrogatori dove dei poliziotti causano la morte di un giovane delinquente, con la tecnica del waterboarding. «In seguito a questo episodio - ha proseguito Russo - ho rischiato la deplorazione in base all'articolo 7, che poi grazie a meriti sportivi si è ridotta a sei mesi di sospensione non pagata. Il mio obiettivo è ora vincere la finale WSB (nel circuito semiprofessionistico) e la mia preoccupazione più grande è allenarmi», ha concluso il pugile uscendo dall'incontro stampa frettolosamente per correre in palestra. Il 28 maggio dovrà vedersela con Magomedrasul Medzhidov, pugile dell'Azerbaijan, a Guiyang, in Cina.

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