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Ragazzine troppo cresciute

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Yile Vianello in una scena del film

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S'intitola «Corpo celeste», il film d'esordio di Alice Rohrwacher (sorella dell'attrice Alba), scelto da Frederic Boyer, delegato generale della Quinzaine des Realisateurs al Festival di Cannes (11 -22 maggio). Per il delegato francese della Quinzaine «è una bellissima storia che mescola documentario e finzione. Sono convinto che per l'Italia sarà una buona annata, io ho visto almeno 25 titoli». Il film, che sarà distribuito prossimamente nelle sale da Cinecittà Luce e passerà a Cannes il 17 maggio, è una storia di formazione: Marta (Yile Vianello), 13 anni, è appena tornata a vivere con sua madre - interpretata da Anita Caprioli - dalla Svizzera a Reggio Calabria. Il film, ambientato tra la provincia calabrese e Roghudi, borgo abbandonato dell'Aspromonte, prende le mosse dall'omonimo libro di Anna Maria Ortese. Marta ha tutte le caratteristiche di una tredicenne, ha ancora negli occhi e nel cuore la vita che conduceva in Svizzera, dove è cresciuta. I suoi avevano lasciato il Belpaese in cerca di lavoro, quando Marta era bambina. Ma ora, il lavoro in Svizzera non c'è più e la madre, sola, ha deciso di tornare. A Reggio, la protagonista incontra un mondo sconosciuto diviso tra ansia di consumismo falsamente emancipato e “moderno” mescolato con resti arcaici. Un'altra pellicola italiana di atmosfera spirituale e ecclesiastica, interessa così il festival d'Oltralpe. Chiamata a fare la cresima, Marta cerca nella parrocchia le risposte alla sua inquietudine. Troverà però un luogo vuoto e soltanto l'incontro finale con un vecchio sacerdote isolato saprà ridare a Marta il senso di ciò che deve essere, senza mai smettere di cercare. Nel cast appare per la prima volta sullo schermo l'intensa Yile Vianelllo nel ruolo di Marta, Salvatore Cantalupo nei panni di Don Mario e Anita Caprioli che è Rita, la mamma di Marta. In Calabria, la ragazzina, inquieta, dagli atteggiamenti introversi, e persino selvaggi, vivrà i turbamenti dell'adolescenza, di un corpo che cresce, mentre viene educata alla religione cattolica, tra compagne eccentriche che già, bambine, si atteggiano a fare le veline. Il sacerdote, Don Mario ( Salvatore Cantalupo), utilizza quasi con rassegnazione, o forse come malsana abitudine, il voto elettorale di scambio per fare carriera e avere sostegni per la sua parrocchia. Tra i personaggi di questa opera carica di emotività e sospesa tra tradizione e modernità, emerge un mondo che pratica la fede ma che è anche capace di peccare. A testimoniarlo la scena di alcuni gattini che vengono buttati nel fiume quasi fossero spazzatura. A restituire un respiro di ieraticità ci pensa solo Don Lorenzo (Renato Carpentieri), unico interprete, eremita, di una Chiesa santa e amata. È proprio Don Lorenzo che farà alla fine un monologo in cui racconta come Gesù non fosse affatto così placido e mite, ma invece molto arrabbiato con un mondo difficile da cui arrivavano a lui continue richieste Tra le scene clou anche quella di un antico crocefisso che, caduto durante il trasporto, si rivede galleggiare sul mare. Lo scorso anno nella Quinzaine fu selezionato con successo «Le quattro volte» di Michelangelo Frammartino, stavolta, sempre dal listino di Cinecittà Luce, Boyer punta su «Corpo Celeste», film di esordio di Alice Rohrwacher, di cui nell'ambiente cinematografico si dice un gran bene. Prodotto da Carlo Cresto Dina con la neonata società Tempesta, JBA Production e Rai Cinema, «Corpo Celeste» prende l'avvio dalla lettura dell'omonimo libro di Anna Maria Ortese. «È leggendo le prime pagine del libro - ha raccontato la regista - che è comparsa Marta: una creatura terrestre, un'adolescente che cammina attraverso una città sconosciuta. Non è un film sulla Chiesa, ma casomai questa appare sotto la lente d'ingrandimento di una certa Italia di oggi. Non riuscivo a trovare la protagonista, mi si presentavano solo tante piccole veline: è come se queste bambine fossero già pronte per imitare i loro modelli televisivi. Poi, ho trovato Yile che vive in una comunità montana isolata ed era perfetta. Ho scoperto che nei paesi c'è chi a volte raccoglie consensi elettorali e dopo, come capita a Don Mario, può dire al politico di riferimento di valere 700 voti da offrire in cambio di favori alla sua parrocchia».  

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