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A Venezia la vera sorpresa è il Lazio

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Lacelebre profezia di Andy Warhol si realizzerà per i 2000 artisti selezionati da Vittorio Sgarbi per il Padiglione Italia dell'imminente Biennale di Venezia, diffuso ovunque, dagli Istituti italiani di cultura all'estero fino alle più piccole regioni. Ramificato e capillare come internet e facebook. Così anche gli artisti più appartati avranno visibilità, una chance e molti sanno che non si ripeterà mai più. Chi, come me, ha partecipato dall'interno in qualità di supervisore regionale a questa avventura, ha assistito ad un'irrefrenabile performance progettuale e creativa del vulcanico critico fatta a sua immagine e somiglianza. Sarà un Padiglione Italia pluralista, ecumenico, popolare, caotico ma vitalissimo. E forse non è casuale che la presentazione alla stampa sia avvenuta contemporaneamente a quella della fiera «The Road of Contemporary Art»: il principale obiettivo di Sgarbi è quello di rimescolare le carte e i valori stabiliti per far «deflagrare il mercato dell'arte», come ha detto lui stesso. Neppure adesso, a 25 giorni dall'inaugurazione a Venezia, la lista degli artisti può considerarsi chiusa e forse le maggiori sorprese potrebbero venire dal Lazio se verrà individuata una seconda sede, oltre a Palazzo Venezia, per allargare il numero degli artisti invitati. Una volta abolite tutte le gerarchie fra artisti maggiori e minori stabilite dal sistema dell'arte, vedremo (fatte salve eventuali rinunce) star come Carla Accardi, Vanessa Beecroft, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Michelangelo Pistoletto, Agostino Bonalumi esporre vicino all'attrice Adriana Asti o ad ottimi ma sconosciuti artisti che per vari motivi non hanno mai avuto un'occasione degna di nota. E poi è dai tempi delle Quadriennali e delle mostre sindacali degli anni Trenta che non si faceva un censimento così vasto sul territorio, capace di ridare entusiasmo anche a chi pensava di essere ormai dimenticato per sempre, magari ingiustamente. È la dimostrazione lampante, come dice il titolo del Padiglione Italia a Venezia, che «L'Arte non è Cosa Nostra».

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