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Madri e figli al Quirinale

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diGABRIELE SIMONGINI Anche nell'arte esistono «madri» e «figli»: da opere di importanza capitale nascono delle varianti firmate anche da altri artisti che diffondono nel mondo il messaggio e la bellezza del prototipo. Se ne ha strepitosa riprova nella mostra «Madonne rinascimentali al Quirinale», curata da Louis Godart e che si apre al pubblico mercoledì 11 maggio nelle Sale delle Bandiere del Palazzo del Quirinale per chiudersi il 19 giugno. Otto capolavori celebrano vent'anni di meritoria attività dell'Arpai, l'Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano che ha finanziato e curato il restauro di quasi 200 opere d'arte sparse in tutto il nostro territorio. In questo caso due prototipi di grande bellezza sono affiancati da alcune loro derivazioni che ne hanno mantenuto intatto il fascino. Del resto è sempre accaduto che da modelli di grandi maestri destinati ad una committenza eccellente siano nati altri esemplari, realizzati magari in materiali più poveri e indirizzati ad una committenza più ampia ma comunque esigente in fatto di bellezza e qualità estetica. Basta pensare alle incisioni che perpetuavano il linguaggio pittorico dei Maestri rendendolo riproducibile ed «economico». È così appunto che il linguaggio degli artisti geniali si propagava magari nei luoghi più lontani e sorprendenti, generando varianti non di rado strepitose. Mirabile è la «Madonna col Bambino» proveniente dal Vescovado di Fiesole, in terracotta policroma e collocabile nei primi anni del Quattrocento, che uno dei maggiori esperti d'arte rinascimentale, Luciano Bellosi (recentemente scomparso), ha attribuito nientemeno che a Filippo Brunelleschi, come a dire uno dei padri del Rinascimento, prodigioso creatore della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, destinata ad abbracciare idealmente tutte le genti toscane ed ancora oggi capace di mozzare il fiato a turisti di tutto il mondo. L'opera è tornata al suo splendore originario proprio grazie al restauro compiuto dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e finanziato da Arpai. Questa statua è la matrice di molti esemplari quattrocenteschi e cinque, bellissimi, sono presentati nella mostra al Quirinale, fedeli al prototipo e di altissima qualità. Basta pensare a quello firmato da un'altra star come Lorenzo Ghiberti e conservato al Museo del Bargello di Firenze. Senza trascurare quelli provenienti da Palazzo Davanzati a Firenze, dalla Chiesa di San Cristoforo a Siena e da due collezioni private toscane. Gli ultimi due capolavori in mostra ci portano invece nel Cinquecento e recano l'impronta di Jacopo Tatti detto il Sansovino, geniale toscano trasferitosi a Venezia e capace di rinnovare la Serenissima col suo multiforme talento d'orafo, scultore ed architetto. A lui si può attribuire con sicurezza la «Madonna con il Bambino» del 1555 circa, altorilievo in terracotta monocroma, un tempo murato in una stanza della villa Garzoni di Pontecasale (Pd) progettata dallo stesso Sansovino. Da quest'opera, ora di proprietà dei Civici Musei di Vicenza, deriva quella prodotta nell'atelier dell'artista, un rilievo in cartapesta del Museo del Cenedese di Vittorio Veneto, esemplare di gran pregio sia per il materiale usato che per la tecnica che ne ha permesso la realizzazione. Il cambiamento di materiale, il passaggio da uno più nobile ad uno più povero ed anche effimero, non ha recato danno alla qualità estetica complessiva, che rimane altissima. Il fatto che la mostra sia ospitata nel Palazzo del Quirinale è un chiaro segnale di quanto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ritenga fondamentale qualsiasi intervento destinato a proteggere e recuperare il nostro patrimonio artistico. Certo, di fronte all'immane compito complessivo, ci vorrebbero molte più istituzioni capaci di dedicarsi con serietà al restauro di opere maggiori e minori diffuse capillarmente su tutto il nostro territorio in un numero difficilmente quantificabile.

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