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Bianco design

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diROBERTA MARESCI Il design va in bianco. Parola di MoaCasa, mostra mercato dedicata all'abitare che torna alla nuova Fiera di Roma, dal 30 aprile all'8 maggio (gratuito nei giorni feriali, info 06-72900200): 250 gli espositori, tre i padiglioni e un angolo Moa Gustibus per viaggiare alla ricerca dei gusti italici, seduti in una piazza Campo de' Fiori rivista e corretta. Immancabile l'appuntamento con la storia, attraverso l'omaggio al 150esimo dell'Unità d'Italia nello spazio-museo del mobile, dal 1861 ai giorni nostri, dove aleggiano fantasmi dei Savoia e di Giuseppe Garibaldi. Nel grande showroom Moa, chi si aspetta solo mobili firmati, complementi d'arredo ecosostenibili e suppellettili asimmetrici, rimane deluso. In futuro compreremo mobili liquidi e abiteremo in loft design. Il primo padiglione lo conferma mettendo in mostra una casa finita, con opere d'arte contemporanea, l'ormai mitico tavolo di Eero Saarinen e giardino con arredo esterni. Provare per credere. Colpa o merito del decostruttivismo, che spariglia le regole della geometria, deforma i volumi e gli equilibri. Allineandosi alla famiglia del terzo millennio, non più «una e indissolubile». La differenza è solo nelle tonalità. Perché la creatività scende a patti con la moda del «senza colore» per regalare a una sedia, come a una libreria, la sensazione di cadere da un momento all'altro. Armadi e letti non sono da meno. C'è voglia di «aria» in tutti gli spazi che lievitano, grazie a giochi di sospensioni. L'asimmetria di un tavolo in cristallo che troneggia in mezzo alla stanza testimonia proprio questo cambiamento. Si inventano forme nuove, per tutto, anche per i sinuosi radiatori in alluminio satinato di Hotech: Federico Guastaroba li ha disegnati pensando a Eva, Lempicka e altre procaci dame. Neppure le lampade danno il senso di sicurezza. È l'idea di staticità che va abbattuta. Cambia tutto, anche il posto di lavoro e così arriva Uessebì, un giocattolo da scrivania da maneggiare facilmente creando giochi di luce, forma e colore. È la lampada che reinterpreta il pendrive, ci ha pensato Eugenio Chiapparelli. Tanto tutto è gioco. O design. Dritto o storto, come ogni medaglia ha il suo rovescio, anche il lato «B» di un gioco può riportare alla realtà: cruda e dura, come quella dello stile useDesign che Luca Scalpellini realizza a mano. La collezione «childwood» nasce dal ricordo dei pomeriggi passati a giocare a «guardie e ladri», armati di realistiche pistole in plastica o fucili ad acqua. Un'infanzia diversa da quella d'oggi che Scalpellini, in una sorta di contrappasso dantesco, trasforma in affascinante «portatrice di luce» mettendo il paralume sulle munizioni. Ma non finisce qui. Tra poltrone in asfalto e sedute in cuoio, pelle e lino, chi vuole stare al passo coi tempi costruisce librerie e letti a immagine e somiglianza. Avete presente i Lego da assemblare, unire e scombinare? Sono in bachelite i contenitori a forma di casette di Julia Lohmann per Plusdesign. Un'allucinazione. Un miraggio, un universo al contrario. Come le mattonelle spaziali, i tavoli in fibra sintetica, gli armadi giganteschi con «sistema complanare» che allinea perfettamente le ante, i camini in bio-etanolo esposti in Piazza Doppio Senso, dove artigiani e design si confrontano a suon di prodotti quasi auto-prodotti.

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