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di ANTONIO ANGELI Già dai tempi di Virgilio (quello de l'Eneide e delle Bucoliche) ci si lamentava che scrittori e poeti, nobilissimi professionisti, guadagnavano troppo poco.

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Èil caso di John Stephens: produttore, sceneggiatore e regista americano di serie televisive di successo come «Una mamma per amica», «Gossip Girls» e «The O.C.» che però ha sempre cullato il desiderio di realizzare romanzi. Alla fine c'è riuscito e, a sentire il mondo degli editori, ha creato una «perla». Il suo romanzo s'intitola: «L'atlante di smeraldo» ed è il primo capitolo di una trilogia che promette di conquistare i cuori di molti lettori in tutto il mondo. Il romanzo è stato acquistato da editori di trenta Paesi e sarà disponibile in Italia dal 28 aprile. Chi lo ha letto ha definito Stephens un «Narnia-like novel», paragonandolo all'autore de «Le cronache di Narnia», C.S. Lewis, o anche in stile Harry Potter. Nel romanzo infatti ci sono la favola e la magia, due ingredienti che il «mago» dei telefilm evidentemente sa bene come dosare. Il romanzo racconta la storia di tre fratellini: Kate, Michael ed Emma che passano i primi anni della loro vita tra un orfanotrofio e l'altro. Sembrano solo tre bambini sfortunati, ma attorno a loro si muove un mondo immenso fatto di assalti, intrighi e lotte eterne tra il bene e il male. I tre piccoli protagonisti, che hanno perduto i genitori, dei quali non si conosce il destino, vivono in realtà questa difficile esistenza per sfuggire a un destino ben peggiore. Una cosa appare evidente scorrendo le righe scritte da Stephens: l'autore sa bene come rubare l'attenzione del lettore e come costruire una storia avvincente. Dei tre piccoli protagonisti Emma non ha mai paura, Michael è il più incredulo e Kate cerca da sempre di mantenere l'ultima promessa fatta ai genitori: proteggere i fratelli ad ogni costo. Ed è l'unica ad averne un ricordo: la voce delicata della madre e i capelli castani del padre. Un modo di dire, un odore, il colore del cielo, fanno scattare in Kate il ricordo della vita passata, distante anni luce dai loro orfanotrofi. Il ricordo più importante però risale ad una lontana Vigilia di Natale, ad una notte ovattata dalla neve in cui tutto ebbe inizio. Il racconto del distacco dei bambini dai genitori, che costituisce il prologo di questa saga, con delle misteriose ombre nere che inseguono i bambini portati in salvo da un ancor più misterioso personaggio, non lascia scampo. Interrompere la lettura è proprio difficile. Il lettore rimane invischiato nella tela intessuta da Stephens perché ci sono tutti gli ingredienti di una storia avvincente: il viaggio, la magia, gli amici e i nemici, segreti, profezie... Il destino di un mondo è in realtà nelle mani dei tre ragazzini e toccherà proprio a loro riportare l'equilibrio tra il bene e il male. I tre fratelli de «L'atlante di smeraldo» combattono uniti fianco a fianco, proprio come gli eroi di Narnia o gli allievi di Hogwarts, ma Stephens ha creato una realtà tutta sua e i paragoni, in realtà, lasciano il tempo che trovano. Il romanzo è stato classificato tra quelli per bambini ed adolescenti, con un'età di lettura che va dagli otto ai tredici-quattordici anni. Ma è una definizione un po' troppo riduttiva. Stephens ha un fior di penna di narratore e la sua prosa conquisterà il cuore di un pubblico molto più vasto. Forse è per questo che «L'atlante di smeraldo» suscita tanti entusiasmi: perché sa risvegliare il bambino che dorme nel cuore di ognuno di noi.

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