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Successo di pubblico e critica per la pellicola che racconta un Pontefice immaginario

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NanniMoretti e il Vaticano. Addirittura con un Papa protagonista. Un Papa umile, dimesso, così intimorito dal peso che i cardinali in Conclave gli hanno fatto cadere sulle spalle da tirarsi indietro finendo per non affacciarsi nemmeno dalla Loggia delle Benedizioni nonostante la folla in attesa. Un gesto così lacerante ed insolito da nascondere, forse, una forma patologica di depressione. Allora i Cardinali, trattenuti ancora in Conclave, pensano di far ricorso a uno psicanalista. Senza molto successo, però, perché presto il Papa, sottraendosi ad ogni sorveglianza, essendo a tutti ancora sconosciuto, si dà alla fuga indisturbato per le vie di Roma. Il finale lo vedrà comunque affacciarsi dalla Loggia con tutti i paramenti. Ma solo per annunciare il "gran rifiuto". Una "viltade" per Dante, quando citava Celestino V, non però per la Chiesa che invece finirà per far Santo proprio quel Papa che aveva ricusato il Triregno. Neanche Moretti, descrivendoci a tutto tondo il suo Papa , ci parla di "viltade". Al contrario. Sotto quell'apparente depressione ci disegna una personalità forte ed insieme fragile che comprende fino in fondo l'importanza della sua funzione per la gente e la Chiesa ed ha il coraggio di decidere di non sentirsene all'altezza. In climi così raccolti ed umani da suscitare su quasi tutto il dramma un'atmosfera, pur sobriamente contenuta, di sincera commozione. La introducono, all'inizio, i mesti funerali dal vero di Giovanni Paolo II, si fa avanti nei momenti più intensi di quella fuga, a tu per tu con la gente ignara, e anche se Moretti la sfuma con pagine leggere - una partita di pallavolo fatta giocare dai Cardinali sempre chiusi in Conclave, uno Svizzero con il compito di far credere, con un'ombra a una finestra, nel ritorno del Papa nei suoi appartamenti - la cifra, nella narrazione e nello stile, resta quella, pronta a conferire al film densità e rigore. Quegli stessi generosamente elargiti dalla recitazione in italiano del grande Michel Piccoli, con mimica mobilissima e gestualità severa. Al suo fianco lo stesso Moretti, uno psicanalista ironico soprattutto con se stesso, Jerzy Stuhr, Margherita Buy e tutti gli altri attorno: in un coro variegato e policromo. Vi danno felicissimo sostegno le scenografie, dal vero o rifatte in studio coordinate da Paola Bizzarri, la fotografia nitida, asciutta e sempre molto reale di Alessandro Pesci e soprattutto le belle musiche di Franco Piersanti, ora, appunto, tese fino alla commozione, ora intente a sfumare nei canti sacri in latino, come - una delle pagine più grandiose - in quella processione dei Cardinali che, mentre salgono gli scaloni per entrare in Conclave, intonano ieratici le Litanie dei Santi.

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