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Moccia punta agli adulti e strizza l'occhio al giallo

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Ehsì, perché aldilà della classica storia d'amore, di sentimenti che si intrecciano, di storie di letto e di sesso, quello che salta agli occhi leggendo «L'uomo che non voleva amare» (Rizzoli, pp. 414), è la tintura di giallo che trasuda dalle pagine. C'è un mistero, quello di Claudine. È la sorella del protagonista Tancredi, uomo ricco sfondato (definirlo "facoltoso" sarebbe un eufemismo). Un mistero che verrà svelato solo alla fine del libro: la ragazza ha dovuto subire fin da piccola le molestie del padre, ricatti che l'hanno spinta al suicidio. Veniamo alla parte soft. Tancredi se fosse donna sarebbe una femme fatale. Alto, bello, muscoloso, ricco, potrebbe soddisfare i desideri di qualsiasi femmina. Ma lui si limita a sfasciare famiglie, dissemina qua e là amanti. In poche parole se la gode. Poi c'è lei, che gli ruba il cuore. Si chiama Sofia. Professione musicista. È sposata. E vive una tragedia. Sì, perché il marito Andrea è costretto su una sedia a rotelle in seguito a un incidente con la moto. Lei si sente colpevole e fa un voto: chiede a Dio di farlo sopravvivere a una delicata operazione. «Se vive non suonerò più». Lui vive, lei giura e mantiene la promessa. Così non tocca più un pianoforte, si limita a insegnare al Conservatorio, dà lezione a bambini. Tancredi la incontra per caso ed è subito amore. Non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Grazie al suo uomo di fiducia Gregorio (guardia del corpo, autista, tuttofare) scopre tutto di lei. Sa dell'incidente. Ma non è come le altre: la ricchezza, il lusso, l'aereo privato non hanno presa sul suo cuore. E qui c'è il colpo di scena, la svolta. Andrea viene a sapere degli effetti miracolosi che potrebbero avere su di lui le cellule staminali. Un professore giapponese potrebbe operarlo ma tutto ha un costo: e l'operazione viene 5 milioni di euro. Andrea ne parla a Sofia ma il gioco è fatto: Tancredi ha pensato a tutto. Le darà lui i 5 milioni di euro necessari ma un patto. Che lei passi cinque giorni interi in sua compagnia. E mentre Andrea pensa che Sofia sia via per dei concerti (sì, per amor suo avrebbe ripreso a suonare), lei se la spassa nell'isola privata di Tancredi. Ma ritorna. Il marito va sotto i ferri. Lei cerca rifugio nella cappella dell'ospedale. Due righe e un pensiero: speriamo che muoia. Andrea non muore. Al contrario fa progressi, sogna una maratona, una nuova vita con Sofia. Frettolosa la fuga di quest'ultima... In Russia con la sua maestra di piano, via da Tancredi, via da Andrea. Il romanzo si lascia leggere, nessun intoppo, nessun (purtroppo) passaggio funambolico. Sembra che Moccia sia arrivato a maturazione, netto il miglioramento dai precendenti libri sul genere di «Scusa se ti chiamo amore». Siamo davanti a un romanzo (anche) per adulti.

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