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di DINA D'ISA Chi fu davvero Rasputin? Un santo o un demonio? Un mistico o un peccatore? Uomo illuminato, guaritore, o impostore?.

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Dapovero contadino riuscì ad avere molta influenza su parte della famiglia imperiale russa, appartenente alla dinastia dei Romanov. Fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che, da contadino, entrò in contatto con persone vicine alla famiglia imperiale, nella speranza che potesse essere di aiuto per contenere l'emofilia di Aleksej, il piccolo zarevic. Tra i suoi clienti figuravano notissimi membri del governo e dell'alta società russa e numerose erano le segnalazioni sul suo intenso libertinaggio con le dame dell'aristocrazia. Attorno a lui si creò una vastissima rete di noti personaggi e politici e nelle mani di Rasputin passavano centinaia di rubli, che egli indiscriminatamente distribuiva ai postulanti. Il resto dell'enorme quantità di denaro era spesa, come attestano verbali di polizia, in locali notturni e in incontri ai bagni pubblici con donne di ogni classe ed età. La stampa pubblicava in continuazione scabrosi racconti di fantasia sulle sue leggendarie notti. Un personaggio del genere non poteva che appassionare il cinema. Dal 1917 sono stati realizzati su Rasputin ben 23 film, tra cui l'ultimo italiano di Louis Nero: il regista piemontese (con Francesco Cabras) fa riemergere «the black monk» dalle accuse di occultismo per trasformare la sua discesa agli inferi in una sorta di martirio cristiano. Altre due pellicole sono attualmente in lavorazione su Rasputin, entrambe girate da due registe. Roselyne Bosch dirige Jean Reno nei panni di «Rasputin: the Healer», «un personaggio molto moderno - secondo l'attore - Stravagante, mistico, carismatico che finì male perché divenne un capro espiatorio per gli uomini che devono sempre designare un colpevole per le proprie disgrazie». La figura di Grigori Efimovich Rasputin, mistico, guaritore, manipolatore, ciarlatano e altro ancora, sarà protagonista anche della pellicola interpretata da Gerard Depardieu (che da anni sognava di interpretare il folle monaco russo) con Fanny Ardant nel ruolo della zarina Alessandra. Il film, diretto dalla regista Josée Dayan, costerà 6 milioni di euro. Le due pellicole hanno in comune il lasso temporale, ovvero gli ultimi due anni della vita del protagonista. All'epoca, Rasputin si trovava a San Pietroburgo, alla corte della zarina Alessandra e nel 1916 è stato vittima di uno degli omicidi più memorabili della storia: prima avvelenato, poi (visto che il cianuro non sembrava avere effetto su di lui), picchiato, colpito da almeno tre colpi di pistola (di cui uno alla testa), strangolato, evirato e gettato in un fiume ghiacciato. Nel 1915 con la partenza dello zar per il fronte, le denunce di Rasputin contro le collusioni di ministri e alti funzionari con il traffico illegale d'armi si intensificarono. La zarina, che in assenza dello zar deteneva il potere a san Pietroburgo, effettuò su suo consiglio continui, disastrosi e repentini cambi al vertice di governo. Presto venne accusato anche di corruzione e per questo allontanato dalla residenza imperiale dallo stesso zar. Fu avvelenato con il cianuro durante una cena a casa di Jusupov, ma dato che incredibilmente resisteva al potentissimo veleno, i congiurati decisero di sparargli. Il suo cadavere fu gettato nel fiume Neva, da cui riemerse il giorno dopo. Secondo l'autopsia fu riscontrata acqua nei polmoni, quindi nonostante il veleno e i colpi di pistola, Rasputin fu gettato nell'acqua ancora vivo, dimostrando una sorprendente vitalità.

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