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«Voglio che Castro mi dica la verità»

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diRODOLFO LORENZONI «Totus tuus», tutto tuo. La devozione mariana di Giovanni Paolo II è un filo che si distende lungo tutto il suo pontificato: «La figura di Maria nella Chiesa è un elemento innegabile e imprescindibile dell'esperienza del popolo cristiano». Wojtyla fa incastonare il proiettile di Alì Agca, che rischiò di ucciderlo in piazza San Pietro, nella corona della statua della Vergine a Fatima. È un omaggio alla madre di Gesù, perché egli la ritiene diretta artefice della sua miracolosa salvezza. Nella venerazione di Wojtyla per la Madonna, che certo non rimuove ma anzi potenzia la centralità del figlio di Dio nella dottrina cattolica, c'è il segno della donna, vista come sorgente di salvezza del genere umano. Il Papa si sente sempre guidato da Maria e ne invoca costantemente la protezione su tutti i popoli della terra. Sembra quasi che implori il suo accompagnamento celeste, mentre si sposta in tutto il mondo per diffondere il messaggio di Cristo. 127 paesi visitati. Nove volte in Polonia, otto in Francia e sette negli Stati Uniti. Cinque volte in Spagna e in Messico, quattro in Portogallo, Brasile e Svizzera. E poi Austria, Germania, Grecia (primo Papa dopo oltre un millennio), Romania (un Pontefice torna tra gli ortodossi dopo lo scisma del 1054), Africa, Sudamerica, ovunque nel mondo. Lo vediamo primo successore di Pietro ad entrare in una Moschea (Damasco) oppure inginocchiato in preghiera con l'Arcivescovo nella Cattedrale di Canterbury, il luogo sacro per eccellenza della Chiesa Anglicana. Qualsiasi record è polverizzato da questo infaticabile pellegrino del Signore, e ogni volta è un incredibile trionfo di popolo: a Dublino richiama un quarto dell'intera popolazione irlandese per la messa che celebra nel Phoenix Park; a Saint Luois, nel Missouri, 110mila fedeli in preghiera danno luogo al più imponente raduno al coperto della storia degli Stati Uniti. Ma ogni volta è anche l'occasione per mettere i potenti del mondo faccia a faccia con le proprie responsabilità, in definitiva faccia a faccia con Cristo. Quel che Giovanni Paolo II chiede a Fidel Castro nella storica visita del 1998, è in fondo ciò che il Papa venuto da lontano domanda a tutti i padroni del mondo: verità. «Voglio che Castro mi dica la verità, come uomo, come presidente, come comandante; sul suo Paese, sui rapporti tra Stato e Chiesa e su tutto ciò che ci interessa». Sono specialmente i Paesi martoriati dalla guerra e dalla violenza a sollecitare il suo intervento, ad attirare invariabilmente questo gigante della Chiesa. Ed eccolo a Sarajevo, «città simbolo delle sofferenze di questo secolo, città simbolo della riconciliazione in Europa»; in Libano, ove si appella al rispetto del diritto internazionale; in Cile, in Paraguay, in Argentina, per levare il grido della Chiesa che affronta le prepotenze e i prepotenti della storia. Così come ad Agrigento, quando scaglia il suo terribile e indimenticabile anatema contro i mafiosi: «Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio». Ancora una volta Wojtyla fa discendere ogni rivendicazione di pace sociale direttamente dal «diritto alla vita». La chiesa di Cristo ha il dovere di far sentire ovunque la sua voce proprio perché, nel suo patrimonio dottrinale, la tutela della vita è presente come tratto costitutivo e ciò le garantisce sulla terra l'autorità morale per trasmettere nel mondo la buona novella cristiana. Nel 1981 Giovanni Paolo II aveva nominato Joseph Ratzinger prefetto della Congregazione della dottrina della fede: colui che diverrà Benedetto XVI, l'uomo che succederà a Wojtyla sul trono di Pietro, vigila per volere del Papa sulla correttezza dell'adempimento cattolico della dottrina di Cristo. Il pellegrino dell'Assoluto non è solo nell'impegnativo compito che lo attende: traghettare la barca di Pietro nel terzo millennio cristiano.

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