Thor l'eroe nato per lottare
diDINA D'ISA Metti un super-eroe della Marvel, tratto dal leggendario fumetto di Stan Lee e Jack Kirby, nelle mani del regista Kenneth Branagh, famoso per le sue trasposizioni cinematografiche di Shakespeare, ed ecco un kolossal in 3D di raffinata atmosfera letteraria. «Thor» (dal 27 aprile distribuito in 600 sale dalla Universal) racconta le vicende del mitico e arrogante principe del regno di Asgard (Chris Hemsworth), le cui azioni sprezzanti riaccendono un antico conflitto. Thor viene per questo bandito dal suo regno e il padre Odino (Anthony Hopkins) lo catapulta sulla Terra, dove sarà costretto a lottare tra gli esseri umani. Thor diventa così il racconto del viaggio fisico e spirituale di un uomo, principe presuntuoso destinato al trono, che perderà potere, affetti e famiglia per ricominciare tutto da capo. Colui che una volta era il dio del tuono, comprenderà il valore del diventare un eroe, anche grazie all'amore della bella scienziata Jane (Natalie Portman), che in realtà nel fumetto originale faceva l'infermiera. Branagh fonde mito, romanticismo e fantasy, scatenando suggestioni auliche, dal linguaggio (colto ma naturale) alle fantastiche ambientazioni. Il film è stato infatti girato nel New Mexico, laddove precipiterà Thor, in mezzo al deserto insieme con il suo leggendario martello Mjolnir, e laddove ci sono stati i maggiori avvistamenti Ufo degli ultimi decenni. Un luogo scelto da Branagh, proprio perchè carico - a suo parere - di energie e di culture diverse. «È stato Stan Lee a dirmi che nel fumetto originale, Thor doveva essere qualcosa a metà tra Shakespeare e la Bibbia - ha spiegato Branagh ieri a Roma con il giovane divo australiano Hemsworth - Per questo, ho mantenuto un linguaggio alto e colto, pur mantenendo nei dialoghi dei personaggi una sensazione di naturalezza. In realtà, è quello che ho sempre fatto con le tragedie di Shakesperare trasposte nei miei film: rispettare la lingua originale pur rendendo quelle parole accessibili e naturali. Ma in Thor si colgono anche altre evocazioni: dai mitici nordici dei Vichinghi, al pantheon dell'Olimpo greco-romano, fino ad alcune figure chiave della drammaturgia shakespeariana, come Enrico V, oltre all'opera di Wagner sui conflitti tra padre e figlio. Non a caso, alcune pagine di Thor le immaginavo proprio con il sottofondo della Cavalcata delle Valchirie. Ma è stata la stessa Marvel a riprendere i miti scandinavi come quelli greci e romani. Non c'è solo la storia di Thor, del principe che cade, si rialza e riscopre se stesso dopo aver perso tutto, ma c'è anche un incantevole sottobosco di personaggi particolari, popolato da elfi e creature fantastiche di grande fascinazione. Per entrare nei panni del principe Chris Hemsworth ha usato la voce come strumento: parte del segreto di Shakespeare è quella di usare la lingua per entrare nell'essenza del personaggio. L'eroismo umano implica maturità e saggezza, nasce da un percorso personale, che porta a grandi cambiamenti. Di super-eroi ce ne dovrebbero essere molti, soprattutto tra i politici. Tutti vorremmo scoprire persone che sono come noi, ma che aspirano a migliorare le cose e ci riescono. Penso a Mandela, a Obama e alla sua elezione. Il pubblico è assetato di super-eroi, ecco il motivo per cui film su questi personaggi incassano tanto al botteghino».