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Costanzo della porta accanto

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Rarain chi come lui ha una certa età (ovvero 73 anni). Insomma, più passa il tempo più l'uomo coi baffi è curioso della gente. Ascolta. Colloquia. Si interessa non dei massimi sistemi ma delle piccole cose, dei sentimenti, della quotidianità. Costanzo continua ad essere l'uomo della porta accanto, senza parlarsi addosso. Per questo è consolatorio l'appuntamento con lui, anche quello su Rai Radio1, alle 12,10. «Tutte le mattine» è una conversazione breve, un corsivetto su quello che succede. Costanzo sposa sempre una causa, che è poi quella dei vinti, degli sconfitti. Così, un giorno si accalora a favore dei più semplici e affettuosi tra gli esseri viventi, i cani. E lancia un appello affinché sia consentito a Fido l'ingresso al ristorante, con il suo padrone. Un altro giorno torna sul caso Scazzi, e sulle altre giovani vittime sbranate dal voyeurismo della cronaca. L'altroieri ha affrontato il groppo dei profughi dal Nord Africa, dei barconi della speranza che approdano a Lampedusa. Anzi no. Non ha parlato di chi arriva, quanti al giorno o come. Ha dato la cifra di chi non arriva, di quelli che sono partiti e spariti. Quindicimila persone. Finite in fondo al mare. «Dove restano muti, come sono muti i pesci», ha concluso con un'immagine icastica e popolare insieme. In qualche altra occasione invece il giornalista di «Bontà loro», del Teatro Parioli tira fuori le unghie. Ma simile a un gatto sornione, una graffiatina e via. Come quando si è rivolto al ministro Galan, appena seduto sulla poltrona dei Beni Culturali. E lo ha bonariamente rintuzzato sull'argomento Festival del Cinema di Roma, al quale il ministro ha mostrato di non interessarsi perché «il festival è uno e uno solo, quello di Venezia». Ministro che vogliamo fare? Vogliamo dire che la Capitale non conta? E allora perché è Capitale? ha gigioneggiato Costanzo. Concludendo con un «E su, ministro...». Sicuramente dietro il microfono ha strizzato l'occhio.

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