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di SALVATORE SANTANGELO Alle 9.07, ora di Mosca, del 12 aprile 1961, il maggiore Jurij Gagarin, all'interno della navicella Vostok (Oriente) 1, pronuncia la parola: «Pojechali»: siamo partiti.

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Unevento che appartiene ormai alla memoria collettiva. Meno noto è il fatto che il cosmonauta sovietico, in uno dei suoi collegamenti radio, invia dall'astronave un saluto a Nikolay Roerich, occultista russo rifugiato nell'Himalaya, teosofo e cosmista, le cui opere sono proibite dal regime. Il saluto fa scandalo, ma non si tratta di un'iniziativa personale: riflette il pathos di alcuni circoli convinti della missione mistica, quasi escatologica, di Gagarin. Un messaggio per “iniziati”? Il “cosmismo” è una profonda e carsica vena d'irrazionalismo magico, legata però a un utilizzo pragmatico della scienza e della tecnologia. I “cosmisti” sono seguaci del filosofo e scrittore Nikolai F. Fedorov (1828 - 1903). All'inizio del novecento, mescolano le dottrine marxiste sul “continuo divenire” a una spiritualità che oggi definiremmo new age. Sono convinti che, essendo il mondo un divenire perpetuo, la storia si ripeta all'infinito. Credono che nel cosmo esistano mondi abitati (un'idea, peraltro, condivisa da Karl Marx) e che l'evoluzione umana sia inarrestabile e tesa verso mete sempre più alte e spirituali, di cui la Rivoluzione d'ottobre è una tappa fondamentale. Abbagliati dall'ideologia totalitaria imperante nella Russia del loro momento storico, vittime di un quasi-delirio di onnipotenza, e infine dimenticati, persi fra le pagine violente del ventesimo secolo. Il loro principale avversario è la morte, “nemico laico” dello sviluppo umano. Cosmisti sono stati alcuni fra i più importanti ideologi del bolscevismo. Certamente Aleksandr Bogdanov (1873-1928), autore tra l'altro di un romanzo di fantascienza dal titolo Stella rossa, in cui si narra della realizzazione del comunismo su Marte. Ma anche Anatolij Lunacarskij, primo Commissario del popolo alla Pubblica istruzione dopo l'ottobre ‘17, il Goebbels sovietico, propugnatore di una “religione senza dio”, nella quale questo viene plasmato dall'uomo stesso e dal socialismo scientifico. Inoltre il cosmismo ha accompagnato tutta l'avventura sovietica della conquista dello spazio. Due nomi per tutti: Konstantin Ziolkovski (1857-1935), padre della cosmonautica (che ha teorizzato e sistematizzato in un programma in sedici “punti”, “Il piano di esplorazione spaziale”), di cui è rimasta celebre la frase: «La Terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre»; e Vladimir Vernadsky (1863-1945), padre della “noosfera” (o “spazio del pensiero”), concetto che ha avuto un ruolo centrale nell'ecologia, nella cibernetica e nello sviluppo di internet. Alexandr Dugin parla di tutto ciò ne Il complotto ideologico del cosmismo russo: «Per complotto ideologico s'intende l'accordo di certi personaggi e di gruppi che portano avanti una diversa e particolare ideologia rispetto al modo di pensare generalizzato di una data società. Questo accordo si propone un cambiamento radicale per mutare i rapporti ideologici stabiliti e per instaurare nuovi valori in modo brusco e traumatico». Si è sempre pensato che il comunismo sovietico fosse una dottrina fondata sul mito della scienza e della razionalità; oggi si scopre che aveva in sé anche elementi appartenenti a quella dimensione della “cultura magica” che Giorgio Galli ha esplorato nei suoi libri dedicati a esoterismo e politica.

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