Quel Papa che parlava (anche) turco
Un Papa polacco in piena Guerra Fredda: per i regimi dell'Est europeo un pericolo evidente, quasi una provocazione da respingere in ogni modo. Troppo tardi, perché ora Karol Wojtyla torna nella terra d'origine nella sua veste di successore di Pietro, e il Cremlino trema. Il secondo viaggio di Giovanni Paolo II è proprio questo, è la dimostrazione semplice e incontrovertibile di come la potenza della fede possa riuscire a generare sommovimenti planetari inimmaginabili. Nei nove giorni del giugno del 1979 trascorsi nella sua terra d'origine, il Papa polacco comincia a scuotere dalle fondamenta un mondo tragicamente immobile, perché egli riconduce Cristo e il fatto religioso a una travolgente dimensione pubblica che i regimi dell'Est europeo negavano con violenza. Wojtyla raduna folle immense, tanto da far impallidire e da ridicolizzare quella propaganda atea che aveva messo sotto scacco nazioni e terrorizzato interi popoli. Il Papa parla agli operai, alle donne, alla gente comune, ritrova i suoi fratelli a Varsavia, a Cracovia, ad Auschwitz, e la Polonia ricambia in uno stupefacente abbraccio collettivo: «Non bisogna avere paura, bisogna aprire le frontiere», dichiara profeticamente quest'uomo dai tratti duri e dallo sguardo amorevole. Ma non è solo il mondo oltre la cortina di ferro che preoccupa il Papa, perché non è solo l'Est ad essere assetato del messaggio di Cristo. Giovanni Paolo II, allora, muove verso Occidente e visita gli Stati Uniti d'America. Lì, nel tempio del capitalismo, il Papa polacco rivolge senz'altro il suo sguardo ai simboli del Nuovo Mondo, a Wall Street, a Manhattan, alla Statua della Libertà. Ma egli chiarisce anche che la libertà riceve il suo senso compiuto solo se è accompagnata dalla giustizia e dalla verità. «Cristo stesso ha congiunto la libertà con la conoscenza della verità e la libertà non può essere capita se non in virtù della verità rivelata. La libertà non può essere usata per dominare i deboli, per sperperare le risorse naturali, per negare agli uomini le necessità essenziali». Come si vede, nel pensiero di Giovanni Paolo II da Gesù si irradiano tutte le risposte ai grandi temi esistenziali, tutte le soluzioni alle tante angosciose richieste umane. Wojtyla lo sottolinea anche nelle sue prime encicliche, come la «Redemptor hominis» del 1979 e la «Dives in Misericordia» del 1980, in cui l'umanesimo cristiano e la pietà emergono come gli unici autentici strumenti di liberazione dell'uomo. La Chiesa, però, ha anche qualcosa da farsi perdonare, se è vero che Giovanni Paolo II invita sin dagli inizi del suo pontificato ad «approfondire il caso Galileo per riconoscere i torti, da qualsiasi parte provengano, e per rimuovere le diffidenze che quel caso frappone alla fruttuosa concordia tra scienza e fede». Visione razionale e credo religioso non possono che camminare insieme, ecco l'audace monito di Wojtyla. Una concezione teologica, questa, che ritornerà prepotentemente con il pontificato di Benedetto XVI, a conferma delle indiscutibili assonanze dottrinali tra due Papi, che invece certa pubblicistica si sforza inutilmente di raffigurare in contrapposizione. Nel cuore del Papa polacco c'è anche il delicato tema dell'ecumenismo, che prende corpo nella visita compiuta nella capitale cristiana di Costantinopoli del novembre del '79. Ma in Turchia si materializza un fantasma agghiacciante. Il quotidiano «Mylliet» pubblica in prima pagina la lettera di un terrorista appena evaso di prigione. «Il comandante di crociate Giovanni Paolo II - vi si legge - viene inviato dagli imperialisti occidentali perché in questo momento critico essi hanno paura dei turchi che, insieme agli altri fratelli islamici, tentano di ottenere una maggiore potenza economica e militare nel Medio Oriente. Se questa visita non viene cancellata è certo che io ucciderò il Papa». L'uomo che firma il messaggio si chiama Mehmet Alì Agca. Il suo nome rimbalzerà in tutto il mondo ed entrerà nella storia un anno e mezzo più tardi, quando si renderà protagonista di un episodio sconvolgente: sparerà a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. 2-continua...