Nerone l'estate dormiva qui

Aidue lati scale piatte sulle quali scorreva l'acqua. Soffitto e pareti dipinti mostrano personaggi mitologici, figurine che sembrano danzare. Incastonate negli affreschi, gemme illuminate dai raggi del sole provenienti dai lucernari. Ambienti impreziositi dai marmi policromi e dall'oro inserdei dettagli inseriti nei capitelli. Nelle sale retrostanti, il triclinio, per il riposo nelle giornate più torride. Eccola, la Domus Transitoria. È la dimora di Nerone, che qui trovava ristoro dal solleone. La residenza fastosa è al Palatino. Maria Antonietta Tomei indica una scala che scende nelle viscere del colle, invita a infilare il casco a chi scende. Si apre una reggia ora sotterranea: stanze nella penombra e nell'umidità dello scavo, eleganti elementi architettonici soffocati, divisi da muri portanti. Sono quelli della Domus Aurea che l'imperatore volle costruire sopra. Non la vide mai finita, perché si suicidò nel 68, quattro anni dopo il rogo di Roma. La Domus Transitoria del tiranno - il primo tiranno che Roma conobbe dopo Tarquinio il Superbo, sostiene Andrea Carandini - è una delle «stazioni» della mostra dedicata a Nerone che si apre oggi. Al pubblico non è consentito scendere nella zona scavata. Ma può vedere com'era in una illuminante ricostruzione virtuale proiettata nel Museo del Palatino, che conserva anche gli affreschi staccati dai muri. Una visione che testimonia il fascino esercitato su Nerone dall'ellenismo. Al punto che Seneca, il suo precettore, diceva: dopo il filo di lana di Claudio, quello d'oro di Nerone. Li. Lom.