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Cannes assegna a Bernardo Bertolucci la Palma d'Oro alla carriera

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BernardoBertolucci no: nei tanti anni passati a scrivere sceneggiature e a stare dietro la macchina da presa di film che valgono una carriera, di quelli che onestissimi registi nemmeno se li sognano, Bertolucci ne ha fatti almeno quattro. Forse cinque e se qualcuno dirà sei non gli si potrà dare torto. Per questo a Bernardo Bertolucci è stata attribuita la Palma d'Oro d'Onore, che sarà consegnata durante il prossimo Festival di Cannes in programma dall'11 al 22 maggio. Un'onorificenza rara e inconsueta per la manifestazione della Costa Azzurra. Un tributo meritatissimo ai tanti lavori del regista. Andiamo ad enumerare: un capolavoro assoluto è quel «Conformista» del 1970 che gli varrà l'etichetta di regista «impegnato». Oggi del '68 e compagnia bella resta quel che resta... tra le cose migliori di quegli anni questa pellicola drammatica e sempre attuale. Nel '72 «Ultimo tango a Parigi» che inaugurerà la moda di mandare i film in sala con la locandina: «sequestrato e dissequestrato ecco a voi...». Un film che ha segnato un'epoca e nel quale le scene di esplicita sensualità che l'hanno reso famoso sono solo una parte. Poi c'è «Novecento», del '76, con Robert De Niro e Gérard Depardieu, un film che è un'avventura. Quello preferito, in segreto, ma non troppo, dal regista. Un momento fondamentale è quello de «L'ultimo imperatore» (1987), che ha fatto il pieno di Oscar, poi «Il tè nel deserto», del '90, che è stato il film-manifesto di un'intera generazione e «The dreamers - I sognatori», del 2003, l'ultimo che ci ha regalato Bertolucci. Poi speriamo che ci siano altri capolavori, quelli che girerà ancora, in futuro. Bertolucci, in tanti anni, con queste pellicole bellissime si è guadagnato la fama di regista «impegnato», «alternativo». Insomma uno di quelli schierati «a sinistra». C'è chi per anni ha sostenuto (ma non lui), con molto poco spirito democratico, che la cultura è e può essere solo di sinistra. A dire il vero Bertolucci, effettivamente, è sempre apparso vicino alla sinistra, a cominciare da uno dei suoi primi film: «Prima della rivoluzione», del '64, e poi via via fino a «The dreamers», storia di tre ragazzi disillusi nella calda Parigi del '68. E nella sua filmografia c'è anche un'accorata partecipazione al bel documentario su Enrico Berlinguer dell'84. Ma quella sinistra non esiste più. La grandezza di Bertolucci non è stata mai legata al suo «essere di sinistra», ammesso che lo sia veramente. Il regista la sera del prossimo 11 maggio, durante la cerimonia d'apertura del Festival, riceverà la Palma e a fargli festa ci sarà anche il suo vecchio amico Robert De Niro, presidente della giuria. Sarà premiato perché è un poeta «prestato» al cinema che ha saputo raccontare le emozioni più profonde dell'uomo. «Le cose si fanno davvero complicate - ha detto ieri Bertolucci - Più mi sforzo di guardare avanti, per esempio con un nuovo film in preparazione, più mi costringono a girarmi indietro. Spero che la mia Palma d'Oro la notte dell'inaugurazione del Festival sia di buon augurio ai film italiani in concorso quest'anno». Con buona pace di marxisti e rivoluzionari.

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