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di SARINA BIRAGHI Leggere e provare rabbia, emozione, ansia.

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Èl'angoscia che provano moglie e marito, ormai ex, quando la passione dell'inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Quando nessuno dei due ha capito perché è successo tutto, quale sia stato l'errore che ha ammazzato un intenso rapporto d'amore. Quando nessuno dei due ha ancora trovato la pace che serve per andare avanti. Con «Nessuno si salva da solo» (Mondadori, pag. 189) Margaret Mazzantini (tre anni dopo «Venuto al mondo» vincitore del Premio Campiello 2009) racconta, con un lessico aggressivo e scabroso che quasi schiaffeggia il lettore, una storia di sentimenti estremamente contemporanea, minimale, tutta racchiusa in una cena storta tra i protagonisti di un amore che fu e un disamore che sarà. Delia e Gaetano, sono una coppia di quasi quarantenni che, dopo una passione bruciante, sta vivendo una dolorosa separazione (lei con i bambini nella casa che avevano comprato insieme, lui in un residence) e si ritrova una sera d'estate al ristorante per discutere di soldi, per i figli da tenere e, soprattutto, per recriminare. Come tanti, come tutti. Una portata tira l'altra e s'accendono tra i due, con lo stomaco stretto dalla rabbia, frammenti di vita vissuta, brillano cocci di passione e delusione per un progetto-famiglia crollato troppo presto, un amore oramai accartocciato come una lettera che fa male e non vuoi più leggere, un amore perduto come quel sogno che all'alba troppo velocemente ti sfugge via. È una sera in cui chi si è amato capisce che «le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto. Perché poi ti resta addosso troppo male». Chi si è separato lo sa, chi non lo ha mai fatto può provare ad immaginare quanto dolore e quanto amore scorre in quei momenti, quanta rabbia e quanto quei corpi che una volta erano uniti sono feriti, sono a pezzi... come il cuore, come il cervello che avverte il bruciore delle piaghe dei ricordi, che sente il peso della negatività di una separazione, tutto il fallimento di persona e di coppia. E i due, Gae e Delia, continuano a tirar fuori di tutto e di più da una convivenza di una decina d'anni, a rinfacciarsi rancore e cattiverie, a ferirsi senza guardarsi in faccia né guardarsi dentro, con poche parole e molti silenzi perché sono incapaci di dar voce alla loro solitudine e alle loro urgenze, perché sono figli di un analfabetismo affettivo tipico di una generazione vissuta in un'epoca in cui tutto sembra già detto. A farli sentire disperatamente soli eppur vivi e obbligati a salvarsi è il ricordo dei figli, del loro odore, delle loro risate, della loro fragilità... Cosmo e Nico, i due bambini dai nomi strani che, muti e impauriti, hanno osservato da vicino, per primi, quello che stava accadendo, e che ora i genitori vorrebbero proteggere perché come dice Delia «non voglio che somiglino a noi... voglio che siano migliori...». Soltando pensando ai figli si capisce che «Nessuno si salva da solo», che da solo ti perdi come ti sei già perso in coppia, e ti rendi conto che per trovare l'equilibrio e la serenità nella vita, devi trovare l'altro e l'altrove. E non sarà facile, ma serviranno altri uomini e altre donne e Gaetano e Delia, lo scoprono confrontandosi durante il doloroso tete-a-tete, con una coppia di anziani coniugi che cenano accanto a loro. Lo scoprono imparando a non essere più moglie e marito, facendosi male, tanto male fino a riuscire a dire quelle fatidiche parole che credevano impronunciabili e che ingoieranno definitivamente il loro paradiso: Non ti amo più, Gaetano. Non ti amo più, Delia. «Nessuno si salva da solo» suona per i due come una condanna o forse come un conforto, è la consapevolezza che forse potranno incontrarsi ancora, senza ferirsi il cuore, tra molto tempo, molti anni. Forse alle lauree dei figli «...quando si abbracceranno leggermente commossi. Quel giorno, finalmente, avranno dimenticato l'odore dell'intimità e l'odio. Non ricorderanno niente di quel corpo davanti al loro. Avranno stabilito nuove intimità, nuove rabbie. Si passeranno accanto bonariamente come carne ripulita dalla tragedia dell'amore. Nessuna tensione, nessun attrito, nessuna scossa dolorosa». Quel giorno il loro amore sarà un ricordo che non fa più male o semplicemente quel male non si sente più... Forse.

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