Ma il plastico è di destra o di sinistra?
Il plastico in tv è di destra o di sinistra? Questo è il problema. L'Italia è un Paese bizzarro, quando si parla di televisione. E siccome è bizzarro, bizzarro e mezzo, prima di parlarvi del moralismo sui plastici in tv con tanto di spiegazioni ontologiche e dubbi amletici, vi devo mettere in guardia con un'avvertenza: oggi sul tema il sottoscritto scrive, oltreché per convinzione, anche per fatto personale. È accaduto infatti che nella puntata di domenica 3 aprile della trasmissione In Onda (La7, il sabato e la domenica alle 20.30) - di cui sono uno degli autori - sia stato impiegato un plastico della Libia. Il plastico, realizzato dagli ottimi Carlo Aloisio ed Adriano Giombini, è stato messo in studio per cercare di spiegare visivamente ai telespettatori cosa accade a pochi passi dalle nostre coste, tra aerei e navi impegnate nelle operazioni militari in Libia e barconi di migranti che solcano verso Lampedusa e le sponde italiane. Intendiamoci: lo scopo che ha portato all'uso del plastico può non essere stato raggiunto ma dire che il plastico è sbagliato in sé, magari perché lo ha impiegato più volte Bruno Vespa nel suo Porta a Porta, questa è una sonora sciocchezza. Che lo critichi il pacifista Vauro, un toscano schietto a cui si accappona la pelle al solo pensiero di aerei da guerra e navi, anche in miniatura, è da mettere nel conto ma che il daglie al plastico diventi ideologico e diffuso, questo no. La televisione e le sue forme di espressione, talk, docufiction, plastici e tutto il resto, sono un mezzo per raccontare, per fare cronaca. Possono essere sbagliate nella loro declinazione, fatte male, ma non possono essere giudicate cattive in sé, a prescindere. Questo no. Ci conforta uno scambio avvenuto ieri in Televisioni, forum di Aldo Grasso sul Corriere delle sera online, dove il critico tv del quotidiano di Via Solferino ha un filo diretto con i lettori. Uno di questi ha scritto: «Domenica a "In onda" è apparso un plastico della Libia con tanto di generale con bacchetta. Confesso che ho cambiato canale. Saluti». Risposta di Grasso: «Silvio Berlusconi è accusato di essere un uomo di plastica; il suo cantore preferito, Bruno Vespa, è invece uomo di plastico. La moda, però, si espande anche a sinistra». Leggendo bene queste due righe di replica, pur nel tono sapido e ironico, la condanna all'esilio dalla tv del plastico Grasso non la pronuncia, soffermandosi invece sulle categorie politiche. Vivaddio, perché non di fede ma di laicità ha bisogno il piccolo schermo anche se ci resta difficile decretare se il plastico sia di destra o di sinistra. Sul finire del 2009, alcuni lettori lo ricorderanno, il Cda della Rai discuteva sul dare lo stop alle docufiction in tema di vicende giudiziarie. Michele Santoro, che in Annozero le usava come genere di narrazione, replicò in una lettera al Dg della Rai Mauro Masi, spiegando che non ci sono «leggi, sentenze o regolamenti di qualsivoglia autorità che impediscano di fare cronaca giudiziaria con l'uso di attori. Siamo convinti - sottolineava il conduttore di Annozero - che sia necessario tutelare il diritto di cronaca, la libertà di espressione e la creatività di ogni trasmissione. Riteniamo quindi che la questione non si possa risolvere emanando una circolare, ma che sia compito del Cda della Rai fare una valutazione approfondita». Perché nessun genere di narrazione televisiva è cattivo in sé, a meno di non essere preda della sindrome del Savonarola e dei suoi seguaci, di cui noi preferiamo la versione ironica del film Non ci resta che piangere dove un piagnone fiorentino rammenta il memento mori a tal Mario, il personaggio interpretato da Massimo Troisi. «Ricordati che devi morire». «Come?». «Ricordati che devi morire». «Va bene». «Ricordati che devi morire». «Si, no, mo' me lo segno proprio.. non vi preoccupate». E buon plastico a tutti.