Il "Big Bang" ce lo spiega la Bibbia
«Fiat lux». Con queste parole inizia la creazione del mondo, secondo la Genesi. E luce fu anche almeno sei miliardi di anni fa (ma potrebbero essere anche 17), quando il Big Bang diede origine all'Universo. Big Bang significa «grande scoppio», e non è un caso: è da quell'esplosione astrale che si formarono galassie, pianeti, stelle. Prima il nulla, dopo l'universo, e la sua lenta, inesorabile evoluzione. Si parla di evoluzione, e si pensa a un contrasto tra il pensiero scientifico e il pensiero religioso. Il primo, tutto dedicato ad esplorare le leggi del caso per cui da polvere di stelle si sia formata la vita, e come gli stessi organismi viventi abbiano una loro evoluzione. Il secondo che vede in quello scoppio primordiale la mano di Dio. Il punto non è se il mondo sia stato creato nel modo in cui è raccontato nella Bibbia. Il problema, piuttosto, è nell'inizio. È stato semplicemente il caso? Se ne parla domani e dopodomani all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in un convegno dedicato appunto alla creazione del mondo, chiamato «In principio. Origine e inizio dell'Universo». Un dibattito interdisciplinare, che guarda da diverse angolazioni il testo della Genesi. Il dibattito non è nuovo. «Dio non ha creato l'universo», ha sentenziato, nemmeno un anno fa, Stephen Hawking, astrofisico inglese di fama mondiale. Il quale, nel suo ultimo libro «The Grand Design» ha sostenuto che «la creazione spontanea è la ragione per cui esiste qualcosa». È la teoria dell'evoluzione, dice ancora Hawking, ad aver reso inconcepibile la creazione delle specie a opera di un essere sovrannaturale. Eppure c'è chi si è preso la briga di calcolare le possibilità del caso. Gerald Schroeder, fisico e teologo israeliano, ha scritto un libro «La Genesi e il Big Bang». Per Schoreder, «il Big Bang è il nome scientifico della creazione». Schroeder risponde a Hawking, il quale sostiene che per caso può avvenire di tutto, anche che una scimmia, pestando a casaccio con le dita su una macchina per scrivere, «una volta ogni tanto» riesca a sfornare un sonetto di Shakespeare. Conclude lapidario Schroeder: «Le probabilità che un evento così improbabile si verifichi sono una su 10 seguito da 689 zeri». Questione «tempo della creazione». Si possono comprimere 15 miliardi di anni in sei giorni? Secondo Schroeder si può fare, grazie alla teoria della relatività di Albert Einstein, e pensando al fatto che la creazione avviene in un momento in cui ancora non esisteva il concetto di tempo. E in quei casi «il tempo si comprime mille miliardi di volte». Le origini dell'universo restano un mistero che la scienza non si stanca mai di cercare. Sotto i laboratori del Gran Sasso, la scorsa settimana, è partito il Progetto Icarus, guidato dal Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, dedicato alle oscillazioni del neutrino, considerato la chiave di volta per conoscere le origini della vita. E al Cern di Ginevra è attivo l'Atlas, il grande acceleratore di particelle che punta a ricreare le condizioni del Big Bang. Dall'acceleratore, lo scorso anno, sono venuti fuori anche trentotto atomi di anti-idrogeno, vissuti per un decimo di secondo. Una scoperta raccontata anche dall'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. Perché sia nel campo scientifico, sia nella visione della Chiesa cattolica, creazione ed evoluzione di per sé non si escludono. Ma «per fare una scoperta scientifica - ha affermato lo scienziato e premio Nobel Antonino Zichichi - è necessario arrendersi alla superiorità intellettuale del Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, e realizzare un esperimento».