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Damiana Verucci È l'unico vero alimento che ci invidiano in tutto il mondo.

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ABologna, addirittura, ogni anno va in scena il Grande Salone della Pasta, quattro giorni interamente dedicati all'alimento principe della dieta mediterranea, che si arricchisce di edizione in edizione grazie all'enorme successo dei numeri: oltre 30 mila i visitatori attesi in questi giorni. Del resto gli italiani, neanche a dirlo, sono i principali estimatori della pasta con più di 28 kg consumati pro capite, una cifra che non eguaglia nessun altro alimento. E sulla pasta i nutrizionisti ne hanno spese tante di parole nonostante per anni si sia sostenuto il pericolo che potesse far ingrassare, quando con buona pace degli ossessionati della pancia, si sa ormai che non è la pasta colpevole dei chili di troppo, quanto semmai il suo condimento. L'Unesco ha addirittura promosso definitivamente la dieta mediterranea patrimonio immateriale dell'umanità. E che dire dei tanti personaggi famosi che non potrebbero vivere senza mangiare pasta? Due, in particolare, non hanno mai nascosto il loro amore sviscerato: Vincenzo Salemme, napoletano non a caso, e Maurisa Laurito. Salemme, in particolare, ha un tipo di pasta al quale non sa rinunciare: gli ziti pomodoro e basilico e ha fatto della pasta una specie di rito propiziatorio, visto che lui stesso ammette che alla fine di ogni suo spettacolo invita tutti a casa per mangiare pasta e zucchine, un piatto che gli riesce particolarmente bene. La Laurito poi non ha mai nascosto il suo amore per la pasta ed è entrata di diritto nella kermesse di Bologna come direttore artistico. Se dovessimo elencare tutti i modi in cui la pasta si può preparare non basterebbe un intero giornale. Lecito domandarsi da dove arrivi tanto successo per un alimento in fondo semplice e di origine povera. La leggenda parla di Marco Polo come diffusore della pasta in Occidente al ritorno dalla Cina nel 1295, ma si tratta, appunto, solo di una leggenda. In realtà si possono trovare tracce di paste alimentari già tra gli Etruschi, Arabi, Greci e Romani. I libri di storia, poi, confermerebbero che a conoscere la pasta prima dei cinesi, sono stati proprio gli italiani. Correva infatti l'anno 1279 quando il notaio Ugolino Scarpa, elencando ciò che il milite Ponzio Bastone lasciava in eredità, cita tra le altre cose «bariscella una plena de macaronis» (un certo pieno di maccheroni). Difficile dunque rinunciare alla sensazione di benessere e di piacere che dà un bel piatto di pasta fumante. Niente di più vicino alla realtà anche scientifica: perché la pasta contiene il triptofano, un aminoacido che si trasforma in serotonina, il cosiddetto ormone della felicità. Sarà per questo se al Pasta Trend di Bologna, quest'anno, verranno preparati circa 35 mila piatti di pasta. Roba da far leccare davvero i baffi!

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