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I guardiani del destino spiano Damon & Blunt

Matt Damon ed Emily Blunt nel film

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Sono molte le opere dell'americano Philip Kindred Dick che avevano previsto situazioni e realtà contemporanee, tanto da ispirare grandi film, anche se spesso infedeli allo spirito degli scritti originali. È il caso di «Blade Runner», «Atto di forza», «Minority Report», «Impostor», «Screamers - Urla dallo spazio», fino a «Next» e «A Scanner Darkly». La sua narrativa è quest'anno celebrata (il 6 aprile) al Forum Festival di Udine e Gorizia con la presentazione della nuova antologia di Dick (edita da Fanucci), «I guardiani del destino e altri racconti». La collana precede un altro film hollywoodiano, ispirato alla storia di Dick «Adjustment Team» (Squadra Riparazioni, da lui scritta nel '54 per la rivista Orbit Science Fiction), interpretato da Matt Damon con Emily Blunt e dal 27 maggio nei cinema italiani con il titolo «I guardiani del destino». Questo racconto nasce dalla consapevolezza di Dick riguardo all'impatto che i media (televisione in testa) avevano (e hanno) sulla vita quotidiana contemporanea. Il protagonista della storia (nel libro Ed Fletcher, venditore immobiliare) capisce che la realtà viene continuamente riplasmata da guardiani potenti e misteriosi. Ambientato in una livida Manhattan, il film (che mescola tanti generi) è invece incentrato su un membro del Congresso (Damon) il cui futuro politico è messo in discussione da eventi incontrollabili e dall'arrivo nella sua vita di un'affascinante ballerina (Blunt). Le strane circostanze che impediscono ai due amanti di stare insieme e il destino del protagonista manipolato da forze occulte, è ricreato dal regista George Nolfi, esordiente ma già sceneggiatore di culto dopo aver scritto «Ocean's Twelve» e «Bourne Ultimatum». Oltre a una religiosità piena di dubbi, emerge nel film l'illusione che gli individui hanno di poter guidare la propria esistenza, invece manipolata da molteplici fattori, che per prima cosa devono fare i conti con il fato. Ma sia nel caso di una fede incrollabile in Dio sia nell'ipotesi di programmi che altri (molto in alto) fanno per noi, nessuno è libero davvero. Il film mette così sotto accusa la politica Usa e certa stampa manipolatrice, capace di denunciare notizie tali da rovinare la carriera a un aspirante senatore. E non solo. L'esistenza umana, quindi, non è soltanto sempre più controllata (da media, carte di credito, webcam, media ecc.), ma è anche deviata. Generando, per esempio, crisi economiche si cambiano anche le abitudini e il morale della gente. Per giunta, le continue incertezze e i disordini sociali spingono i popoli a cercare (o a subire) leader discutibili e pericolosamente carismatici. Qual è allora il senso della libertà? Individuati i lati oscuri della realtà e l'incapacità di poter cambiare il mondo, le scelte individuali si dirigono sempre più verso un microcosmo di affetti. La famiglia, certo, ma meglio se provvista di quegli strumenti che sanno riconoscere dove andare o dove stare. In una parola, la cultura del saper vivere.

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