Zia Virginia
diNATALIA POGGI È tempo di biografie su Virginia Woolf per celebrare degnamente i settant'anni dalla sua morte. E infatti La Tartaruga, proprio a fine mese, fa riuscire «Ingannata con dolcezza» di Angelica Garnett (del 1984, pubblicato nel 1990) che è la nipote e anche ultima erede vivente di Virginia Woolf. L'altra uscita è «Virginia Woolf, mia zia» di Quentin Bell altro nipote di Virginia, deceduto nel 1996, membro del Bloomsbury Group. Con questo libro vinse non solo il James Tait Black Memorial Prize, ma anche il Premio Duff Cooper e il Yorkshire Post Book of the Year. Erano le 11.30 del 28 marzo 1941 quando Virginia Woolf uscì dalla sua casa di campagna a Rodmell per non farne più ritorno. La scrittrice, all'epoca 59 anni, andò diretta verso l'argine del fiume Ouse. Arrivata là, prese una grossa pietra, la mise nella tasca del cappotto di pelliccia e si lasciò andare giù nell'acqua gelida. La corrente la trascinò insieme a un ammasso di erbe e fango. Il suo corpo fu ritrovato ben dieci giorni dopo. Seguì una semplice cerimonia privata a Brighton e, dopo la cremazione, le sue ceneri vennero disperse sotto gli olmi del giardino della casa di Rodmell. Angelica Garnett è la figlia di Vanessa Bell, sorella maggiore di Virginia. In quanto tale se ne fece carico fin dalla prima infanzia. «Ingannata con dolcezza» è un'autobiografia che sul filo della memoria ripercorre, a ritroso, la storia della famiglia incentrata sulla madre, dominante e ossessiva che ha segnato l'adolescenza della fragile Angelica. La cornice è la casa di campagna di Charleston (ora monumento nazionale), un santuario di quadri, affreschi, mobili e oggetti d'arte. Dal racconto emozionante e lucido della Garnett, terapeutico nel tentativo di scrollarsi di dosso i fantasmi del passato, emerge una Virginia-ragazza adorante e nello stesso tempo terribilmente gelosa e invidiosa della sorella. «Con gli anni Virginia costruì intorno a Vanessa una personalità fìttizia, nel tentativo di ridurre quelle caratteristiche che trovava disturbanti» racconta Angelica. Si trattò di uno spettro difficile da esorcizzare, dirà poi Vanessa. La complessità del rapporto tra sorelle riemerge nel cocciuto innamoramento, mai consumato, di Virginia per il primo marito di Vanessa, Clive Bell «un episodio che lasciò tra loro una cicatrice permanente». A riferirlo è l'autore dell'altra biografia, Quentin Bell, nato nel 1910, figlio di Vanessa e Clive dunque fratellastro di Angelica (nata nel 1918 e frutto di una relazione extraconiugale di Vanessa con l'amico di famiglia Duncan Grant). Quentin infatti ricorda come a distanza di anni «nel loro rapporto sempre ironico e affettuoso c'era comunque una certa contenutezza da parte di Vanessa e un appello disperato al perdono da parte di Virginia». La biografia scritta da Quentin resta, secondo i critici letterari e gli studiosi della Woolf, la più completa e ricca di fonti, storie, citazioni e frammenti di diari. Anche perché la zia Virginia ha avuto nella sua infanzia un ruolo fondamentale. Ripercorre la vita della scrittrice segnata da grandi e traumatici lutti, come la morte prematura dell'adorato fratello Thoby e quella del migliore amico Lytton Strachey. Ricostruisce l'atmosfera vivace del gruppo di Bloomsbury, i rapporti difficili con i colleghi, le incomprensioni, le angosce e il male oscuro che incombe come un raggio livido su tutta la sua vicenda terrena. Lo stesso disagio di vivere che la spinse quel 28 marzo a scrivere al marito: «Carissimo, sono certa che sto impazzendo di nuovo: sento che non possiamo affrontarlo un'altra volta ancora. E stavolta non mi riprenderò. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi sto per fare quella che mi sembra la cosa migliore...» Poi dopo l'ultimo ringraziamento per averle dato «la più grande felicità possibile» si commiatava, conscia di non poter combattere «questa terribile malattia» con la più grande dimostrazione d'amore: «Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto siamo stati noi».