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Carmine Mastroianni Il saggio di Giuseppe Novero, "I prigionieri dei Savoia.

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pag.163), per la prima volta illumina una pagina della nostra storia post-risorgimentale per troppo tempo relegata negli archivi ministeriali e assai poco edificante. All'indomani dell'annessione del Regno borbonico all'Italia, lo Stato unitario dovette fare i conti con il sorgere del fenomeno del brigantaggio, tanto vasto e radicato nel Meridione che le epurazioni pur sanguinose degli eserciti sabaudi si dimostrarono insufficienti. Per un decennio e fino al 1873 i ministri di Casa Savoia cercarono di ovviare al problema tentando di fondare delle colonie di deportazione. Si presero in considerazione aree della Tunisia, del Mar Rosso e poi della Patagonia. Infine toccò al comandante Carlo Alberto Racchia e alla nave Principessa Clotilde individuare un'area adatta nel Borneo. Il tutto si risolse comunque in un fallimento a causa delle resistenze poste all'Italia da inglesi ed olandesi. A risolvere infine il problema furono le migrazioni di massa che dal 1876 al 1915 portarono 14 milioni di persone oltreoceano.

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