di ANGELA DI PIETRO È graziosa e fredda.
Appealniente, ma che importa? La suocera Diana sì che ne aveva, di «allure», ma guarda che fine ha fatto. La principessa ideale dei giorni d'oggi (non tanto per le folle, quanto per le famiglie reali che le accolgono) dev'essere proprio come è Kate Middleton, prossima sposa del futuro re d'Inghilterra William Windsor-Montbatten: una giovane manager piacente. In poche parole, una professionista che sappia fare il suo mestiere. Sorridere ai commoner, enfatizzare le uscite pubbliche del real marito con gioielli e cappellini che facciano sognare, chiudere la bocca quando serve. Cioè sempre, o quasi. Sperling & Kupfer ha pubblicato il primo libro che riguarda i futuri sposi. «Kate & William», sottotitolo «una storia d'amore reale» del biografo Christopher Andersen, propone la storia d'amore dei fidanzatini inglesi (inciampi, rottura, gossip compresi). L'autore si muove con scioltezza, rivelando una buona capacità narrativa, più giornalistica che enfatica, con pochi svolazzi e ottime possibilità di farsi leggere dai più. La biografia di un amore con qualche traccia di innocua connivenza con la ditta Windsor, decisa a rinsaldare anche grazie a queste nozze il potere della pur già potentissima famiglia reale inglese, dal momento che Carlo e Camilla non se li fila nessuno. La prefazione è deliziosamente caustica, nello stile dell'autore Antonio Caprarica, che rivela come la regina Elisabetta II si sia rifiutata con garbo di conoscere la ricchissima famiglia della sposa, secondo alcuni a disagio con il Protocollo. Trattasi di ex pilota di aerei e di ex hostess diventati milionari vendendo sul web accessori per feste dei bambini. Soldi tanti, insomma, sangue irrimediabilmente privo di venature blu. La madre, ripresa dalle telecamere ad una manifestazione pubblica mentre mastica chewing gum, una che usa il termine toilette invece del «lavatory» d'obbligo per la upper class, è al settimo cielo, naturalmente. Per quanto riguarda Kate Middleton e sua sorella Pippa, la solita voce del popolo racconta che le chiamassero le sorelle «glicine», per l'abilità nelle arrampicate sociali. Malignità s'immagina, non contemplate dal volume. Il libro di Andersen racconta di una giovane donna indipendente che ha conosciuto un giovane uomo all'università di Sant'Andrews e se è innamorata. Racconta di come lo stesso giovane uomo che un giorno regnerà sull'Inghilterra sia rimasto affascinato dal garbo e dall'autocontrollo di quella morettina algida e dal polpaccio perfetto. Si viene a conoscenza, leggendo Andersen, di quanto fosse viziato Wills quando era bambino. E di come fosse attaccato alla deliziosa mamma, che gli aveva suggerito di proteggere il suo amore, quando ne avesse trovato uno vero. Pochi i dettagli sulle nozze del 29 aprile a Westminster. Preparativi complicatissimi, tanto è vero che la matrigna di lui Camilla, che ha soffiato via a Diana il marito, avrebbe commentato: «È come l'elaborazione di un trattato nucleare, questo matrimonio». Lo scrittore Andersen scivola solo su due punti: l'adombrare un'altra paternità all'adorable Harry (il vero erede di Diana, a modesto parere del cronista, perché William è caratterialmente molto più simile a Carlo) quando il secondogenito della principessa del Galles è palesemente il ritratto vivente di mamma, papà e zia Sarah Spencer. La verità è che Harry ha la colpa di aver perdonato solo a metà il padre e la matrigna di aver causato (ma solo per un gioco macabro del fato), la morte della madre e che Carlo sia molto più legato al suo primogenito. Il libro divertirà i lettori, ricorderà quella mamma fragile e bionda che ha segnato amorevolmente e per sempre la vita del figlio William e dell'Inghilterra, darà lauto pasto agli amanti dell'aristocrazia, sazierà i curiosi del jet set. Di amore vero, siamo d'accordo con l'autore del libro, si tratta. Sui fasti del royal wedding, vien da pensare che rientrino in una pur azzeccata operazione d'immagine. Che non poteva non avere per protagonista uno dei figli della defunta principessa del Galles, l'unica che si sia dimostrata in grado di trascinare il popolo britannico. Elisabetta ha dovuto ancora una volta fare i conti con Diana.