Il Papa come San Tommaso
La modernità vista da Tommaso. Che sul dialogo con l'Islam avrebbe detto le stesse cose del Papa a Ratisbona, e cioè di partire dalla razionalità delle religioni. Le sfide dell'uomo moderno, viste da un tomista inglese: il lassismo dei leader d'Europa, in tutti i campi, rischiano di far scomparire la cultura europea. E la scomparsa di una cultura non è un bene per nessuno. La questione bioetica vista da un moderno pensatore tomista: si potrebbe anche andare a comprendere come funzioniamo, ma resterebbe il mistero della nostra essenza spirituale. Parola di John Finnis, professor delle università di Oxford e Notre Dame, che ha dedicato proprio all'Aquinate una monografia sui "fondatori del pensiero moderno". Nel suo libro «Aquinas» lei ha indicato Tommaso d'Aquino come uno dei fondatori del pensiero moderno. Perché? «Parlare di Tommaso come uno dei fondatori del pensiero moderno mi ha permesso di parlarne come una persona alla quale indirizzare questioni e problemi che sono tanto importanti oggi quanto lo erano nell'Atene del IV secolo a.C., nella Roma del V secolo o nella Parigi del XIII secolo. Lo considero un fondatore del pensiero moderno perché è alla lunga il più lucido e comprensivo divulgatore delle parti migliori della migliore tradizione filosofica della storia umana. Una tradizione la cui rilevanza e validità non sono ancora esaurite o realmente sorpassate, al di là di alcuni aspetti delle scienze naturali». In che modo si possono applicare i pilastri del pensiero di Tommaso alle questioni di questo tempo: la bioetica, il dialogo tra le civiltà, le neuroscienze? «Per rispondere, ci si deve basare sul suo realismo riguardo la verità e la sua accessibilità alla ragione naturale, cioè a un continua ricerca fatta con rigore e aperture mentale, portata avanti attraverso fonti di informazione accessibili a tutti. Tommaso è molto cosciente che le posizioni filosofiche dovrebbero essere abbandonate se le ragioni a favore della loro validità sono inconsistenti. È il caso di alcune teorie post-moderniste, ma anche, e certamente, il caso delle posizioni empiriste e idealiste. Circa il dialogo - ma possiamo anche parlare di uno scontro - tra le civiltà, Tommaso direbbe essenzialmente ciò che è stato detto dal Santo Padre nella lezione all'università di Ratisbona. Sulla questione delle neuroscienze, affermerebbe molto serenamente che ci sono cose che potrebbero portarci a comprendere le precodinzioni fisiche delle decisioni umane, ma il carattere spirituale del pensiero e della scelta trascende quelle precondizioni materiali. Questa è l'origine della dignità e delle individualità e della radicale eguaglianza di tutti gli esseri viventi, che è poi la questione centrale e la verità della bioetica». Qual è la sfida dell'essere umano oggi? «Ci sono molte sfide che tutti oggi devono affrontare: la malattia, la morte, la slealtà, la malizia. Oggi poi ci sono nuove sfide, anche se in alcuni casi la loro novità è esagerate. Alcune sfide sono quasi mitologiche. Le società europee ovviamente affrontano la possibilità di essere sovrastate da popolazioni demograficamente più vive, che potrebbero non condividere, o persino distruggere, molto di quanto abbiamo considerato valido per millenni. Questo è un destino che hanno dovuto affrontare molti popoli nella storia. Ma è ancora un destino non necessario, favorito dalle follie e il lassismo dei nostri leader (in ogni campo). Se accadrà, questa sarà una grande perdita per molte società non europee e popolazioni che avrebbero potuto essere i benificiari di ciò che le società e la cultura europee sono».