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L'amore di Vecchioni

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Il vincitore del Festival di Sanremo Roberto Vecchioni con Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis

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Alla fine della corsa erano rimaste le tre anime di questo Festival: il trash-pop sociale di Al Bano, l'effervescenza radiofonica dei giovani Emma e Modà, la maestosa cantabilità autoriale di Vecchioni. Ed è proprio il professore a trionfare con il suo «Chiamami amore» (che la dedica «al popolo italiano e alle donne») davanti ai ragazzi e al vecchio leone, regalando a questo Sanremo il senso di una scelta condivisa, in quello che sembra un segno di riscatto non solo per la nostra storia musicale, ma anche per graffiare questi tempi cinici. Di Vecchioni si era parlato per tutta la giornata. Vediamo come. Il fattaccio. «Stiamo uniti»: ma la strategia regge fino a dodici ore prima della proclamazione del vincitore. All'ora di pranzo del sabato, nel bel mezzo di una conferenza stampa felicemente cazzeggiona, ecco improvvisamente la squadra allo sbando. Dopo che Morandi, allegro e burlone, ha raccontato allegri retroscena (la lite con Robbie Williams dei Take That, i pianti che ha fatto fare a Belen, la trattativa sfumata per portare qui Celentano, la possibilità di tornare a Sanremo l'anno prossimo, anche da cantante in gara), l'improvvida sortita di un consulente di Rai Trade dà origine all'8 settembre del Festival. Si chiama Sebastian Gentilin, è preposto al controllo del televoto. Materia scottante, dopo i sospetti della scorsa edizione. Chiamato in causa dai giornalisti, il tecnico rivela incautamente che la classifica parziale ottenuta con telefonate ed sms vede in testa Roberto Vecchioni. Apriti cielo. Morandi si toglie la maschera da eterno buonista, spara un incredibile "vaffa", si infuria e lascia di colpo la sala stampa dell'Ariston: sembra il Gianni malvagio degli sketch di un suo vecchio programma. Ma chi davvero pare provato dall'increscioso episodio è il direttore artistico Gianmarco Mazzi, già reduce dalle critiche del consigliere Rai Verro (vicino al centrodestra), che non aveva gradito la «satira degna di una tv commerciale, con troppe cadute di stile». Mazzi (un altro anno di contratto già firmato per Sanremo) si scaglia contro il malcapitato Gentilin: «Non si doveva dire il nome del cantante, il televoto è ancora in corso! Qualcuno verrà danneggiato! È una leggerezza inconcepibile». L'altro invece prosegue nella sua marcia suicida, e spiega che Van De Sfroos è primo in Lombardia, Al Bano in Puglia. A quel punto l'organizzazione, con sorprendente innocenza, chiede a centinaia di giornalisti accreditati di non diffondere la notizia, che ovviamente nel giro di qualche minuto compare su siti internet e agenzie. Stanno per scoccare le due del pomeriggio, l'ora del question time in diretta su Raiuno: dove al vostro cronista spetterà l'onere della prima domanda. Mazzi: «Chiedo a Mannucci e ai colleghi che interverranno dopo di non fare domande sulla storia del televoto». Impossibile accontentarlo. Il caos. Nessun giornalista può autocensurarsi, di fronte alla notizia. Al nostro quesito in tv su come la Rai possa ora garantire la regolarità della competizione risponde per primo il direttore Mauro Mazza: «L'incidente non altera di per sé nulla, è un piccolo pasticcio che non avrà ripercussioni importanti. Il televoto va avanti nei tempi stabiliti e alla fine prevarrà nella quota del 50 per cento il brano preferito dai telespettatori. Certo, se la gaffe fosse stata evitata sarebbe stato molto meglio». Tocca all'attapirato Mazzi, che prova a minimizzare: «È un dato molto parziale. Sorprende che risulti Vecchioni il più televotato rispetto ad artisti più giovani. Ma sono tutti molto ravvicinati». Pagnoncelli ci mette l'esperienza sui numeri: «Non è dimostrabile che la pubblicazione di un sondaggio prima del voto abbia influenza sulle elezioni». C'è aria di patatrac. E dire che al mattino il direttore Mazza aveva detto che «se a me e Mazzi non ci cacciano, cominciamo tra due giorni a preparare l'edizione 2012». Dove si insisterà con Morandi: l'alternativa è Bonolis. O Ranieri, che si materializza nella finale in un interminabile faccia a faccia che pare un passaggio di consegne. Reazioni. Qual è il problema, vi chiederete? Semplice: se io so chi è in testa vado a scommettere su di lui. Poi lo voto pure. E se non vince, penso pure male. Di certo, nel primo pomeriggio del sabato, le agenzie di scommesse bloccano le scommesse su Vecchioni, la cui quota scende subito da 3 a 2. Il Codacons annuncia un ricorso al Tar e un esposto alla magistratura, mentre gli altri rappresentanti dei consumatori (presenti al controllo dei suffragi assieme ad Agcom ed Antitrust) frenano e parlano di andamento regolare delle operazioni: «Insensato annullare». Si teme una pioggia di richieste di rimborsi da votanti e scommettitori. Più tardi la Rai diffonde una nota: «Per la finale si riparte comunque da zero, l'incidente non può inficiare la validità della classifica del Festival». L'unico tranquillo sembrava proprio Vecchioni, che si compiaceva per il gradimento riscosso dal suo brano. E che si portava a casa anche il premio della critica. La golden share. Quest'anno i giornalisti all'Ariston hanno fatto parte della giuria tecnica della finale. Una roulette russa: non sapendo chi fosse provvisoriamente al terzo posto, e nel timore che fosse buttato fuori Vecchioni, la sala stampa ha votato in massa per il professore. Poi solo il voto popolare, con i tre del podio azzerati. La serata. Le Iene spazzolano i compagni di squadra sulle note di "Grazie perché". Luca bacia pure in bocca Giberna. Poi si torna sul Berlusca e sui valori della sinistra, ma lì si ride meno, come nella realtà. Qualche canzone si radica nella testa: viva Madonia-Battiato, Nathalie, La Crus.  

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